Non si placano le polemiche sul ddl che, relativo all’affido condiviso, vede come primo firmatario il senatore leghista e “papista” – seconda una di lui stessa autodefinizione – Simone Pillon.
Un disegno di legge che, secondo Linda Laura Sabbadini, «è un attacco ai diritti dei bambini, delle donne e dei padri responsabili. Uccide la genitorialità, quella vera, del cuore e della responsabilità. Uniamoci tutti. Indietro non si torna».
Tra le tante persone che hanno mosso un duro j’accuse al ddl Pillon anche l’avvocata Andrea Catizone, responsabile del Dipartimento Pari Opportunità del Pd.
L’abbiamo raggiunta per conoscerne meglio le valutazioni
Avvocata Catizone, la sua è stata una delle prime voci critiche nei riguardi del ddl Pillon. Che cosa non le piace?
È un provvedimento che riesce a violare contemporaneamente una serie di diritti acquisiti dalle varie parti coinvolte nella fase, spesso drammatica per gli adulti e traumatica per i figli, della separazione tra i coniugi. Ma oltre a contenere delle norme che non passerebbero il vaglio di disposizioni di rango superiore, come la costituzione ad esempio, è l’impianto culturale sottostante che non può essere accettato, perché si fonda su un’idea non egualitaria nel rapporto affettivo tra le persone e ripatrimonializza le relazioni umane contro una tendenza che, invece, vuole superare questa concezione e mettere al centro la vita e non il portafoglio tra chi ha avuto un legame di tipo affettivo. Oltre alla pericolosità di certe disposizioni lì contenute è proprio la concezione della famiglia e delle relazioni umane che mi preoccupa maggiormente. Con la separazione vi è un impoverimento di tutto il nucleo familiare e non è certo acutizzando un rapporto conflittuale che si risolve questa situazione di disagio.
Si dovrebbero, al contrario prevedere delle misure fiscali per agevolare la costituzione di nuovi nuclei familiari, soprattutto in presenza di minori, in seguito alla separazione, consentire delle detrazioni fiscali per esempio della somma data come mantenimento dal coniuge economicamente più forte, consentire locazioni agevolate e un accesso alle abitazioni meno faraggionso e che tenga conto della reale situazione economico-patrimoniale delle persone che interrompono un progetto di famiglia e intendono costituirne uno nuovo.
Il senatore leghista ha parlato del suo disegno di legge come finalizzato alla tutela dei minori. Da esperta di tale settore che cosa ne pensa?
I minori sono tutelati nel sistema giuridico al di là e meglio di quanto il ddl Pillon paventi, perché godono oggi di uno statuto giuridico che li fa assurgere a soggetti di diritto svincolati dalla necessaria preminenza delle figure genitoriali. Non è certo facendoli transitare da una casa ad un’altra che li tuteliamo meglio, ma prevedendo delle forme di assistenza che siano in grado di provvedere ai loro bisogni soprattutto in condizioni di conflittualità. Per esempio le decisioni dei giudici non sempre sono in linea con le specificità di quella famiglia e anche il ricorso ai servizi sociali richiede uno sforzo ulteriore da parte dell’autorità giudiziaria, oltreché una necessaria riforma degli attori istituzionali che intervengono in questa materia. Ad esempio la formazione e la composizione dei servizi sociali nel nostro paese era pensata in una società dove le esigenze erano diverse e dove il conflitto era nascosto e risolto mediante l’assunzione di decisioni unilaterali di una società in cui i ruoli dei padri e delle madri e delle famiglie erano differenti
Contro il ddl sono state soprattutto le donne a reagire. Da responsabile del Dipartimento Pari Opportunità del Pd perché, a suo parere, esso danneggerà soprattutto le donne?
Le donne oggi hanno un ruolo molto diverso nella società e nelle famiglie. Resta prevalente la presenza della donna nelle funzioni di cura delle persone e delle cose che riguardano le relazioni e scapito di una progressione professionale che, invece dovrebbe essere agevolata. Non esistono norme giuridiche che dicono di mantenere la donna, sia ben chiaro, ma leggi che prevedono una forma di aiuto per il coniuge economicamente più debole e se i dati dimostrano che ancora oggi questa figura corrisponde con quella femminile dobbiamo allarmarci perché ciò accade ancora e non puntare il dito contro le donne fannullone e mantenute.
Serve un processo di ripensamento del ruolo della donna in tutti gli ambiti e in chiave moderna, anche considerando che gli uomini oggi sono molto più attenti a quello che succede intorno a loro e nel rapporto con la prole e che serve un reciproco patto tra i generi per migliorare le condizioni di vita. Nella mia vita professionale di avvocato di famiglia vedo tante donne che per orgoglio e dignità personale rinunciano all’assegno di mantenimento e fanno crescere rinunciando a tutto, i propri figli. Poi nel mucchio c’è di tutto indubbiamente, ma dipingere oggi la donna come una che vuole necessariamente trarre lucro dal matrimonio non è giusto e non corrisponde alla verità della società.
Nel corso d’un’intervista a La Stampa Pillon ha parlato di aborto come realtà da impedire alle donne. Alla luce anche di dichiarazioni dello stesso attinenti alla fede quale fattore pubblico, che cosa si cela in questo gandolfiniano di ferro da un punto di vista culturale e concettuale?
Sull’aborto c’è una visione del tutto irrealistica, perché non esiste una donna che pratichi l’interruzione volontaria di gravidanza con leggerezza e disinvoltura e i dati dimostrano che diminuiscono sempre di più in termini percentuali. Sono esperienze che restano nella vita e nell’animo di ogni donna che vi ha dovuto ricorrere, ma mettere in discussione leggi che permettono di determinare la propria vita e di assumere autonomamente delle decisioni lo trovo realmente incomprensibile. Oggi non è quello il problema del nostro paese, ma semmai è che nascono sempre meno bambine e bambini e che non esiste un sistema di welfare adeguato a permettere alle famiglie di generare.
Allora il governo si preoccupi di attuare misure di tutela dei minori e di aiuti alle famiglie realmente, non alzando sempre polvere per annebbiare l’orizzonte sui problemi reali che la quotidianità solleva. Io come avvocato di famiglia parlo tutti i giorni con i padri e con le madri e dai loro racconti saprei indicare un’agenda di priorità che con questa visione medievale della vita non ha nulla a che vedere.
Il tema dell’omosessualità, declinato in tutte le sue sfumature compresa l’omogenitorialità, è una delle ossessioni di Pillon. Che cosa risponderebbe a chi nega l’esistenza di coppie omogenitoriali e vorrebbe abrogare le unioni civili?
Una delle prime cose che ha detto questo governo è che avrebbe messo mano alla legge sulle unioni civili facendo impallidire ogni essere umano che ogni mattina si sveglia nel ventunesimo secolo. Quella legge non si tocca e non permetteremo che sia messa in discussione in nessun punto perché è già stata il frutto di un compromesso, per certi versi anche al ribasso, di alcuni aspetti di regolamentazione delle relazioni affettive tra gli esseri umani. La mentalità del senatore Pillon genera delle gigantesche violazioni di diritti fondamentali degli esseri umani e peggiora la qualità di vita di ciascuno di noi. Io non voglio vivere in una società e in un paese in cui è di nuovo vietato riconoscere dei diritti a chi si ama e mi spaventa chi afferma, come Pillon che offrirà somme di denaro ingenti per chi rinuncia ad abortire – la libertà non si compra caro senatore!- o che alla domanda sul matrimonio gay risponde “quale matrimonio gay, non esiste perché la famiglia è quella naturale. Se intende le unioni civili, le abolirei” perché vuole disegnare un modello di società dal quale con tanta fatica siamo riusciti ad uscire e che non vorremmo mai, mai, mai più riproporre.
Ci ripensi onorevole Pillon, se vuole andiamo a fare una passeggiata insieme la mattina nei tribunali civili dove la gente si separa, nelle scuole dove vengono educati i nostri figli e nei supermercati… sarà sorpreso da una società più bella e più ricca in cui chi si ama può esprimere liberamente il proprio sentimento senza doversi rinchiudere o vergognare. Di naturale ci sono solo i diritti fondamentali delle persone che lei calpesta ogni giorno.