Svastische. Il nome di Allah in arabo sgrammaticato. Scritte insultanti e minatorie come Froci al rogo o acclamatorie al ministro dell’Interno come W Salvini.
Sono stati così imbrattati a Milano, nella notte tra venerdì e sabato, i muri dei locali della Scuola Popolare che, in via Bramantino, assicura corsi postscolastici e attività di sostegno per ragazzi italiani e stranieri dimoranti nel quartiere della periferia nord di Milano.
Gestita da mamme costituetisi nell’omonima organizzazione, la Scuola Popolare avrebbe dovuto riaprire i battenti proprio sabato scorso. Per evitare ritardi nel riavvio delle attività organizzate, già nella mattinata del 15 settembre una decina di alunni insieme con le mamme dell’associazione si è messa al lavoro per cancellare i segni dell’imbrattamento e ripulire i singoli locali dalla devastazione del raid notturno, definito in breve sui social come nazifascista, razzista e sessista.
Tra i primi a denunciare con forza l’accaduto è stato Luca Paladini sulla pagina de I Sentinelli di Milano, di cui è presidente: «Ormai è un assalto al giorno. Ormai è sdoganato tutto. Tutto».
Durissimo il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha affermato su Facebook: «Attaccare una scuola che punta sull’integrazione significa voler ostacolare il futuro del nostro Paese. Non possiamo più tollerare gesti come questo: da milanesi continuiamo a credere in una città aperta, solidale e profondamente democratica».
Pierfrancesco Majorino ha invece dichiarato: «Aiuteremo quell’esperienza ad andare avanti senza paura». Proprio l’assessore meneghino alle Politiche sociali aveva poco prima stigmatizzato, via Twitter, il silenzio del ministro dell’Interno sulla vicenda: «Ma #Salvini non ha nulla da dire ai razzisti che vandalizzano una scuola che aiuta migranti a Milano al grido proprio di W Salvini? Noi non ci facciamo intimidire».
Ma #Salvini non ha nulla da dire ai razzisti che vandalizzano una scuola che aiuta migranti a Milano al grido proprio di W Salvini?
Noi non ci facciamo intimidire.— Pierfranc. Majorino (@pfmajorino) 16 settembre 2018
Un j’accuse che, sia pur in diverse forme, è stato mosso nel corso dell’intera giornata domenicale. Ma nel tardo pomeriggio è poi arrivata l’invocata dichiarazione di Salvini, che ha espresso «solidarietà alla scuola e a chi è stato colpito da questi vigliacchi. Omofobia, violenza e razzismo non fanno parte dell’Italia che voglio e per cui lavoro».
Parole che non hanno placato le polemiche, anche perché non sono state rilanciate dal ministro social per antonomasia (qual è appunto Salvini) né dalla sua pagina Facebook né dal suo profilo Twitter.
Tanti gli attestati di solidarietà da tutta Italia ai volontari e ai ragazzi della scuola in una con la richiesta – soprattutto di area Lgbt – d’una legge efficace contro l’omotransfobia.