A distanza di 18 anni dalla prima pubblicazione torna nelle librerie L’eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano di Francesco Gnerre, docente di Teoria della letteratura e redattore di Babilonia e Pride per diversi anni.
L’eroe negato resta un testo fondamentale: il primo, infatti, a parlare in maniera esaustiva e senza veli della “letteratura gay” del ‘900 italiano, rintracciando in maniera puntuale e corretta inferenze e ganci significativi tra dati biografici e rispettive creazioni letterarie.
In un Paese come il nostro, in cui «il cammino verso la legittimazione di comportamenti di tipo omosessuale è stato molto più lento che altrove e non può dirsi ancora del tutto compiuto», la ripubblicazione de L’eroe negato per i tipi Rogas è quanto mai utile e funzionale a recuperare tessere troppo spesso taciute e velate della coscienza culturale comune della comunità Lgbti italiana.
Per saperne di più, contattiamo Francesco Gnerre.
Francesco, cosa ti ha spinto a ripubblicare L’eroe negato?
A distanza di tanti anni dalla pubblicazione del 2000, avvenuta per Baldini&Castoldi, mi sono sempre arrivate mail, da tutte le parti del mondo, di studiosi o appassionati che non riuscivano a trovare più il mio testo. La Rogas si è detta disponibile alla ripubblicazione dell’opera e allora ho accettato con entusiasmo. Inoltre, ho riflettuto sul fatto che, dopo quasi 20 anni dalla prima edizione, c’è una nuova generazione di lettori e di appassionati di letteratura che non sa nulla della letteratura italiana letta in questa chiave. Spero di intercettare questo nuovo pubblico interessato all’argomento.
Quali novità presenta questa pubblicazione de L’eroe negato rispetto a quella del 2000?
Ho riscritto la prefazione, spiegando le ragioni di questa ripubblicazione ma mettendomi anche in gioco in prima persona. Infatti, racconto alcuni ricordi della mia giovinezza, trascorsa nella provincia irpina, in cui la lettura è stato uno strumento di conoscenza insostituibile della vita. Mi rifugiavo nei libri e nei libri trovavo risposte a ciò che iniziavo a sentire dentro di me. Ho inserito anche alcune informazioni nell’ultimo capitolo, per esempio su Mario Fortunato e su Walter Siti, e ho aggiunto i riferimenti ad autori che non erano presenti nella pubblicazione del 2000.
Quali sono gli autori che, personalmente, ti hanno maggiormente suggestionato tra quelli trattati nel libro?
Pier Vittorio Tondelli perché, soprattutto nei suoi primi testi, come Altri Libertini, affrontava la tematica omosessuale con leggerezza e allegria, senza nessuna venatura di dramma. E poi, chiaramente, Pier Paolo Pasolini, autore che ho amato e ho odiato, che leggevo però sempre con grande passione e percepivo, tra le righe di tutto ciò che scriveva, il suo forte vissuto omosessuale e questa cosa mi colpiva molto.
Quale autore, tra quelli che hai inserito nella tua opera, credi sia stato dimenticato dalla critica ufficiale?
Senza dubbio Piero Santi, scrittore fiorentino poco noto, che ho conosciuto di persona negli anni ‘70. Lui non aveva mai fatto mistero della sua omosessualità e ha scontato la sua sincerità con il silenzio e la disattenzione verso la sua opera. Piero Santi era amico di Gadda e di Rosai, intellettuali che nascondevano la loro omosessualità e infatti avevano successo.
Secondo te è ancora difficile per uno scrittore, nel 2018, essere dichiaratamente gay?
Credo che oggi non sia più un grande problema anche se molti scrittori continuano ancora a tacere il proprio orientamento omosessuale per il consueto falso concetto di non voler “restare nel ghetto”. Invece basta guardare alla produzione di Mario Fortunato e di Walter Siti per capire che puoi essere gay, parlare di argomenti gay e avere anche un gran successo.
Francesco, tu hai insegnato anche nelle scuole superiori oltre che all’università: pensi che sia difficile o scandaloso parlare di letteratura omosessuale nelle scuole?
Il mondo che vi pare di catene, tutto è intessuto d’armonie profonde: la risposta è in questo splendido distico di Sandro Penna. L’argomento può sembrare scandaloso ma i docenti dovrebbero avere il coraggio di parlarne e alcuni infatti ne parlano e non hanno problemi. Dipende chiaramente anche dalla intelligenza e dalla cultura del dirigente scolastico.
Ciò che continua a essere carente, invece, la presenza di dati che riguardano l’omosessualità degli autori antologizzati nei libri di studio. Non si capisce perché di Foscolo dobbiamo conoscere i nomi delle sue amanti, che sono anche muse delle sue opere, mentre di Pasolini, per esempio, non dobbiamo sapere nulla del suo amore per Ninetto Davoli. Questa cosa è grave perché restituisce ai più giovani l’idea che gli autori gay abbiano avuto una vita disastrata e senza amori. La stessa cosa accade per Saba, poiché i libri, e anche i prof, tacciono sugli amori maschili del poeta e in questo modo tagliano una parte consistente, forse la più bella, della sua produzione poetica.