Nella Giornata mondiale del Coming Out Polis Aperta, l’associzione che, fondata nel 2005 e facente parte della rete europea Egpa (European Glbt Police), riunisce persone Lgbti appartenenti alle forze armate e alle forze dell’ordine, lancia sui social la campagna Se non mi nascondo lavoro meglio #identitàindivisa.
Come spiegato sulla pagina Fb dell’associazione, l’iniziativa è a «sostegno del coming out per chi indossa una divisa. Dall’armadietto all’ufficio, la vita privata e pubblica si mischiano, foto o oggetti che raccontano la parte più felice di ogni operatore e lo accompagnano durante turni, a volte non facili. La quotidianità diventa la protagonista della campagna social di Polis Aperta a sostegno del coming out sul posto di lavoro, perché chi ama liberamente vive il proprio lavoro con entusiasmo e passione».
Una campagna, questa, basata anche sulla condivisione degli scatti fotografici dei singoli soci e socie in divisa, alcuni dei quali non si sono potuti però utilizzare.
«Come è giusto che sia – si legge relativo post –, talune erano soggette ad autorizzazione da parte del ministero dell’Interno, il quale ha negato la stessa. Per la Polizia di Stato troverete ahimè l’unica foto non soggetta ad autorizzazione.
Dispiace sottolineare come ancora una volta si neghi l’utilizzo di foto innocue e rispettose della Polizia di Stato, senza peraltro motivazione alcuna, che rilancino messaggi di inclusività e rispetto delle persone Lgbti appartenenti alla P. di S., nonché un messaggio di reale apertura alla collettività, in particolare modo della comunità Lgbti».
Il riferimento è alla foto dell’unione civile tra l’agente Raffele Brusca e Antonio Sapienza, vittime fra l’altro d’insulti omofobi a mezzo social da parte di Gennaro Nablo.
«Sono campagne sociali come queste – si legge alla fine – che in tutta Europa hanno contribuito ad ampliare il rapporto di fiducia tra la comunità Lgbtgi e le Forze di Polizia e ad abbattere il fenomeno dell’under-reporting. Buon Coming Out al suon di #identitàindivisa».