Il 1° novembre per l’insigne studiosa tudette Fabiola Bernardini dovrebbe iniziare il nuovo impiego presso il locale Servizio Urbanistica, cui è stata trasferita dopo la rimozione da direttrice della Biblioteca comunale Lorenzo Leoni.
Trasferimento che, disposto con delibera di Giunta n. 157 del 24 maggio 2018 riguardante il “nuovo assetto organizzativo della macrostruttura dell’ente”, è stato annunciato nell’ambito d’una rotazione di 22 impiegati su 100 con motivazioni diverse: irregolarità, utilizzo dei permessi ex lege n. 104 del 1992 per le ferie, richiesta di trasferimento ad altre mansioni.
Ma, come già rilevato il 14 giugno dalla senatrice Loredana De Petris nell’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Istruzione (Marco Bussetti), della Pubblica amministrazione (Giulia Bongiorno) e dell’Interno (Matteo Salvini), Fabiola Bernardini non ha mai «commesso alcuna irregolarità né espresso la volontà di essere trasferita». Motivo per cui la parlamentare LeU aveva osservato: «Le motivazioni alla base della scelta dell’amministrazione di Todi sembrano dunque meramente di carattere punitivo».
Bernardini non solo ha infatti partecipato alla Festa delle Famiglie Arcobaleno, tenutasi il 6 maggio a Todi tra il disappunto e lo sconcerto di CasaPound (un cui componente, Andrea Nulli, siede in Consiglio comunale), ma si è anche rifiutata di redigere un catalogo di libri per bambini e ragazzi a “tematica omogenitoriale, omosessuale, transessuale“.
Richiesta, questa, susseguente alle Direttive emanate dagli assessori tuderti alla Famiglia e alla Cultura Alessia Marta e Claudio Ranchicchio, che sembrano ossessionati, al pari dell’intera amministrazione locale retta dal forzista Antonio Ruggiano, dall’ideologia gender per quanto inesistente.
A seguito della rimozione è stata lanciato in giugno sui social l’hastag #IoStoConFabiola.
Hastag che un gruppo d’utenti della Biblioteca comunale ha voluto tradurre in fatti concreti organizzando, sabato, scorso un flah-mob sulla scalinata della chiesa di San Fortunato scegliendo come slogan la celebre frase di Tina Anselmi: «Capii allora che per cambiare il mondo bisogna esserci».
All’ombra del monumentale tempio gotico, che ospita le spoglie del poeta Jacopone da Todi, oltre 200 persone si sono raccolte, alle 15:45, recando tra le mani un libro.
Una sorta di lungo cordone a tutela della biblioteca e della sua direttrice, grazie al cui impegno, nel maggio 2018, Mibact, Cepell e Anci hanno riconosciuto a Todi la qualifica di Città che legge, attribuito finora a soli 147 Comuni italiani.
Una reazione indignata a chi vorrebbe rispolverare un index librorum prohibitorum di cafariana memoria e, perciò, tacitare la voce ferma di una donna, intellettuale, professionista, che vanta competenze in biblioteconomia, archivistica, diplomatica, lingua latina.
Competenze, grazie alla quale, non solo si è fatta apprezzare da medievisti di fama internazionale e, in particolare, da quei presuli ed ecclesiastici italiani che si occupano di storia del francescanesimo. Ma ha portato ai massimi livelli un istituto culturale come la Biblioteca Lorenzo Leoni, che annovera, tra le oltre 10.000 unità, preziosi codici miniati, incunaboli, cinquecentine nonché manoscritti autografi come quelli del filosofo scolastico Matteo d’Acquasparta.