«Una volta era andato a Milano dal commercialista e poi ho fatto fatto una seratina in discoteca. Ma niente, niente. Anzi, ho ballato con un trans e mi hanno fotografato con questo trans».
Così Jerry Calà ha parlato ieri a Che tempo che fa di un episodio di presunto tradimento nei riguardi dell’allora moglie Mara Venier, il cui matrimonio è terminato nel 1987. L’attuale conduttrice di Domenica in, anche lei presente negli studi di Fazio, ha spiegato che lo scatto fu pubblicato su Eva Express e ha commentato: «Ho visto questa foto e ho detto: Chi è questo pu…, se po’ di’? Una donna molto procace».
A quel punto, prima che Calà raccontasse l’epilogo della vicenda (l’irruzione di Mara Venier su un set di Marco Risi, con cui lui stava girando un film, per picchiarlo con un rotolo di riviste), si è sentito Fazio, in riferimento alla persona fotografata in discoteca, dire: «Non si vedeva nei dettagli». Il tutto tra le risate del pubblico.
Non poche persone trans si sono sentite offese da una tale narrazione e interlocuzione. A sentirsi particolarmente toccata Mariella Fanfarillo, mamma di una 18enne transgender e autrice di Senza rosa né celeste, che ha fatto pervenire alla nostra redazione una lettera aperta a Fabio Fazio, di cui pubblichiamo il testo:
Egregio Dott. Fazio,
le scrivo riguardo a un momento della puntata di Che tempo che fa di ieri sera, durante il quale il sig. Calà, per difendersi da un presunto tradimento nei confronti della sig.ra Venier, ha asserito: “Avevo fatto una seratina in discoteca. Ma niente, niente. Anzi, ho ballato con ‘un’ trans e mi hanno fotografato con ‘questo’ trans”.
A questo punto la signora Venier ha aggiunto: “Ho visto questa foto e ho detto chi è questo pu…, se po’ di’?”. Probabilmente senza riflettere sulle parole pronunciate, lei ha chiarito che non si vedevano i dettagli della persona fotografata.
Vede Fazio, poco prima di questa intervista, avevo ascoltato con molto interesse l’emozionante discorso di Andrea Camilleri, che definiva le parole pietre, pallottole, sottolineando come ci sia necessità di soppesarne il significato. “L’altro non è che me allo specchio”, ha affermato questo grande scrittore ormai non vedente.
Mi chiedo se durante il racconto del sig. Calà lei abbia riflettuto sull’effetto che quelle parole avrebbero sortito in tante persone trans all’ascolto, ferendone la sensibilità e la dignità di esseri umani. Persone che, ancora una volta, sono state poste su un livello inferiore a quello delle persone cisgender e descritte come prostitute in virtù del proprio essere trans.
Senza commentare oltre tali parole, vorrei, con molta umiltà, farla riflettere sulle sue di parole, su quella frase nella quale parla di dettagli non visibili.
Mi sarei aspettata che lei intervenisse in difesa della dignità di una categoria di persone, utenti peraltro di un servizio pubblico, dal pagamento del quale non sono esentate, e non che amplificasse il senso di mortificazione suscitando l’ilarità del pubblico in sala, ironizzando sui dettagli nascosti.
Lei aveva il dovere, come essere umano e come padrone di casa di una trasmissione pubblica che spesso si occupa di tematiche sociali, di correggere il tiro della conversazione e di non cadere negli stereotipi di una società omotransfobica che quasi sempre associa la transessualità alla prostituzione o a uno stile di vita lascivo.
Mi perdoni, sig. Fazio, mi rendo conto solo ora di non essermi presentata: sono la mamma orgogliosa di una giovane ragazza trans, una mamma che lotta per il futuro della propria figlia e di tantissime altre persone che vengono quotidianamente discriminate e umiliate da individui come il sig. Calà, che non hanno l’abitudine e la sensibilità di pesare le parole e che non conoscono neanche la differenza tra un e una transessuale.
So che lei, Fazio, è un padre molto orgoglioso dei propri figli, per cui sono sicura che capirà il significato di questa lettera e il motivo che mi ha spinto a scriverla.
Per chiudere, spero che presto vorrà concedere uno spazio anche a chi voce non ne ha, per poter parlare si sé e far capire a questo paese che ha ragione il grande Camilleri quando dice che le parole sono pietre e vanno sempre soppesate.
Mariella Fanfarillo, madre di una ragazza trans.