L’amministrazione Trump ha esortato la Corte Suprema degli Stati Uniti a pronunciarsi sulla messa al bando delle persone transgender dalle forze armate, chiedendo ai giudici di agire ancora prima che la questione passi il vaglio dei tribunali di grado inferiore.
Il presidente aveva sorpreso lo stesso Pentagono quando, nel luglio 2017, aveva lanciato una serie di tweet contro la possibilità che persone trans possano servire, a qualsiasi titolo, nell’esercito statunitense. Sei mesi dopo, il segretario alla Difesa James Mattis aveva proposto una revisione della normativa che avrebbe consentito alle persone transgender di servire, ma solo se avessero accettato di farlo “secondo il loro sesso biologico“. La direttiva di Mattis fu immediatamente contestata e fermata da quattro corti federali.
Poi, il 23 marzo, un ordine che bandisce le persone transgender dal far parte dell’esercito eccetto che per «circostanze limitate».
Adesso le pressioni di Trump sui magistrati della First Street perché esaminino quanto prima tre casi specifici, sui quali non si sono ancora pronunciate le Corti d’appello federali, e decidano nell’attuale sessione, che termina a giugno A chiederlo l’avvocato dello Stato Noel Francisco.
Si tratterebbe però di una forzatura dei tempi, dato che la Corte Suprema normalmente aspetta che le questioni siano prima esaminate in tutti i gradi di giudizio.
Trump vuole raccogliere i risultati delle nomine di Neil Gorsuch (7 aprile 2017) e Brett Kavanaugh (6 ottobre 2018), che hanno spostato a destra l’equilibrio della Corte. Ma intanto ha già dovuto incassare un rimprovero del presidente dell’alto tribunale John G. Roberts.
Nei giorni scorsi il supremo giudice, che, nominato nel 2005 da George W. Bush, è di orientamento conservatore, ha pubblicamente ricordato a Trump il principio dell’indipendenza della magistratura dopo che questi aveva criticato una sentenza contro il bando al diritto d’asilo per i migranti entrati illegalmente negli Usa.