Un tema poco trattato, anche nella settimana di sensibilizzazione alla lotta contro l’Hiv/Aids, è la questione del test per i minori. La normativa attuale prevede fino a 18 anni la necessità della presenza di un genitore o tutore per effettuare il test Hiv nelle strutture sanitarie. Tuttavia, in molti casi, gli adolescenti non sono dichiarati con i propri genitori (se Lgbti) oppure non hanno abbastanza confidenza per parlare di sessualità.
Intanto, lo stesso Istituto Superiore di Sanità che denuncia nella fascia 25-29 anni l’incidenza maggiore delle nuove infezioni di Hiv, non esclude che in questi casi il virus possa essere stato contratto prima della maggiore età. Il tema era stato affrontato alcuni mesi in un’inchiesta de L’Espresso.
Abbiamo deciso, a tal proposito, di pubblicare la lettera di P. S., 15 anni, (la redazione è a contatto con la persona ed è stata autorizzata dalla famiglia a pubblicare il contenuto della lettera), che ci ha contattato attraverso Agedo Roma per raccontarci la sua esperienza. P. S. si ritiene fortunato di aver potuto interloquire con la famiglia. Ma questo, purtroppo, non accade per molti altri coetanei e coetanee.
Una risposta a tale problematica è ancora lontana dall’essere chiara. Dar voce a chi vive l’esperienza diretta può essere un modo per iniziare a inquadrare seriamente il problema.
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Buongiorno a tutti.
Una mattina dello scorso ottobre mi sono recato al Centro Aids dell’ospedale Spaziani di Frosinone, la mia città, per sottopormi ad un test per l’Hiv Sono stato accolto da due dottoresse e da due infermieri, che ringrazio tantissimo per l’impegno e il supporto prestatomi. Le due dottoresse mi hanno, da subito, negato il diritto di sottopormi al test poiché minorenne e non accompagnato da alcun tutore. Ero solo con una mia carissima amica di famiglia, la dottoressa Roberta Cassetti. Io, con la fortuna che mi ritrovo, ho chiamato mia madre, la quale era già informata della situazione ed è subito venuta a firmare le carte per farmi sottoporre al test.
Purtroppo, non tutti i ragazzi della mia età hanno questo tipo di dialogo con i propri genitori e possono “chiedere” di effettuare test come invece ho potuto io. La legge 135 del 1990, infatti, prevede che il minore debba essere accompagnato da un tutore legale, salvo che non abbia contratto matrimonio (casi più rari che discutibili); non trovate una grande incoerenza, nonché futilità, in questa legge? L’Hiv è un virus sessualmente trasmissibile ad alto rischio infettivo ed è in crescita soprattutto tra giovani e minori. La sessualità non la scopriamo certo a 18 anni e persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di fare prevenzione nelle scuole già dalla prima adolescenza. Nel mondo, le morti per Aids sono circa 35.000.000 nell’ultimo anno, più della metà dovute alla trasmissione del virus avvenuta in età adolescenziale.
Ho deciso di denunciare pubblicamente questa inezia, invece di starmene a casa e continuare tranquillamente la mia vita. Voglio indirizzare questa lettera alle autorità competenti, affinché si possa rendere il test accessibile a tutti, anche a minori non accompagnati, rispettando i diritti inderogabili all’anonimato e alla sanità pubblica.
Vorrei si parlasse anche di questo per la giornata mondiale contro l’Aids: vogliamo veramente che ragazzi minorenni, che non hanno un forte dialogo con i propri tutori per poter trattare questi argomenti, rischino ogni giorno di contrarre l’Hiv o le altre infezioni a trasmissione sessuale come la sifilide, che stanno aumentando in percentuali ancora maggiori?
Lo Stato, che è preposto alla nostra sicurezza, ci sta ignorando. Sta ignorando l’educazione sessuale nelle scuole, la distribuzione dei profilattici e qualsiasi strumento concreto di prevenzione tra i giovanissimi. Oggi il test è toccato a me e fortunatamente è negativo. Domani potrebbe toccare a te, a tuo figlio, al tuo collega o al tuo migliore amico, gay o etero che sia.