Nella Giornata Mondiale di lotta contro l’Aids sono innumerevoli le manifestazioni organizzate in Italia e all’estero, per sensibilizzare alla prevenzione e al superamento dello stigma sierofobico.
Ma non è possibile non rivolgere un pensiero commosso alle tantissime persone che, tra gli anni ’80 e ’90, morirono a seguito della pandemia, spesso nella più estrema solitudine e stigmatizzazione sociale. Risuona ancora nella sua estrema gravità la definizione che nel 1987 diede dell’Aids l’allora arcivescovo di Genova, card. Giuseppe Siri, quale «peste dei gay».
Tra le prime vittime italiane di quegli anni ci fu anche Duccio, che si spense nel 1985.
Gaynews vuole ricordarlo (e con lui tutte le persone che morirono e continuano ancora a morire per Aids) attraverso una lettera aperta di Rosario Murdica.
Caro Duccio, oggi è il 1 dicembre. Un giorno importate perché dedicato alla lotta all’Aids. Tu non ci sei più e sono passati molti anni dal 1985, l’anno in cui ci lasciasti.
Era un giorno d’estate ed ero fuori città. Non sono potuto venire al tuo funerale. Tutto fu fatto in fretta. E noi tutti eravamo pieni di paura. E in parte la ferita di quegli anni ancora brucia. E brucia forte.
Quando arriva il 1° dicembre, non posso fare a meno di pensarti. Più degli altri giorni. E penso che, se fosse accaduto oggi, tu saresti stato ancora qui. Perché avresti potuto avvalerti della ricerca, dei test rapidi e dei farmaci. Oggi con i test e i farmaci giusti puoi vivere alla grande. Anche il sesso, che ci dicevano in quegli anni di non farlo e di astenerci perché omosessuali, oggi continua a essere meraviglioso.
Non sai quanto ci si diverte ancora, soprattutto, quando si è informati bene. Oggi avresti più o meno 80 anni e sicuramente saremmo nella tua casa a discutere di letteratura, di teatro come facevamo sempre in quegli anni. Io avevo 26 anni e tu, diciamo, qualcosa in più portati meravigliosamente bene.
Cercavamo di essere liberi, felici, gay a tutto tondo. Mi sono sposato con Giovanni. Lo hai conosciuto poco prima. Vi siete subito piaciuti. Son passati molti anni dal 1985 e credo che se fossi qui al mio fianco saresti con tutti coloro che lottano contro la discriminazione delle persone sieropositive e contro l’Aids .
Anzi saresti, anche a 80 anni, dietro a quei tavoli, per la prevenzione e i test rapidi con tanti giovani volontari accanto. Ti ci vedo sorridente e con tutta la tua ironia. Quella che mi hai insegnato tu.
Ora ti lascio con quell’abbraccio con cui ti lasciavo ogni volta che ci salutavamo.
Tuo, Rosario