Tante, più del previsto, le persone giunte a Palazzo D’Accursio, prima delle 16:00 d’ieri, per il conferimento del Nettuno d’Oro a Franco Grillini. Così tante da spingere il sindaco di Bologna Virginio Merola a spostare la sede della premiazione dalla Sala Rossa all’attigua ma più ampia Aula Consiliare.
Sugli eleganti sedili in pelle, solitamente occupati dai consiglieri comunali di maggioranza e opposizione, hanno preso posto familiari, amici, componenti di associazioni Lgbti. Ma la maggior parte ha riempito in piedi l’ampio corridoio tra gli scranni consiliari in quella che una volta era chiamata la Galleria dei Senatori.
Un tributo di affetto e riconoscenza a uno dei padri del movimento Lgbti italiano ma anche a un bolognese innamorato a tal punto della città da sentirsi «spalmato come la calce sui mattoni rossi delle sue abitazioni».
Tra le numerose persone convenute l’avvocato Federico De Luca in rappresentanza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora, la senatrice dem Monica Cirinnà, gli ex senatori Sergio Lo Giudice e Gianpaolo Silvestri, la presidente della Commissione regionale per la Parità e per i Diritti Roberta Mori, lo scrittore Stefano Benni, il presidente uscente d’Arcigay Flavio Romani, il segretario nazionale d’Arcigay Gabriele Piazzoni, il presidente del Cassero Vincenzo Branà, il presidente di Arco Roberto Dartenuc col suo vice Massimo Florio.
Ma anche rappresentanti della Lega come la consigliera comunale Mirka Cocconcelli per il conferimento d’un premio, su cui nessun partito d’opposizione ha sollevato riserva di sorta. Riprova, invero, del corale riconoscimento dei meriti dell’ex parlamentare non solo nell’illustare la città di Bologna ma anche nel contribuire al raggiungimento di quei diritti civili, che ha portato lo stesso Grillini, nel corso del suo discorso, a dire: «Dopo 40 anni di lotte, possiamo dirlo: sotto il profilo culturale abbiamo vinto noi, perché la maggioranza degli italiani non tornerebbe mai indietro sotto il tema dei diritti».
Una vittoria, a testimoniare la quale c’erano ieri anche militanti storici del movimento quali Beppe Ramina, Vanni Piccolo, Felix Cossolo nonché Samuel Pinto, l’esule cileno che fondò il primo circolo omosessuale nel capoluogo emiliano ancor prima dell’assegnazione del Cassero alla collettività Lgbti.
Evento di tale portata per la storia non solo di Bologna ma anche del Paese da essere espressamente menzionato nel testo della motivazione ufficiale del premio.
«Franco Grillini – così l’assessora alle Pari Opportunità Susanna Zaccaria nel darne lettura – ha partecipato alla storica consegna del Cassero di Porta Saragozza il 28 giugno 1982. Per la prima volta un Comune italiano dava in affitto a un’associazione Lgbtqi uno stabile di sua proprietà.
La decisione del sindaco Renato Zangheri che esattamente due anni prima, il 28 giugno 1980, aveva incontrato i militanti del Circolo XXVIII Giugno promettendo loro una sede e delle bacheche, fissa un punto fermo nel dialogo a Bologna tra movimento Lgbtqi e istituzioni che ancora oggi prosegue in un reciproco riconoscimento e collaborazione che ha fatto sì che oggi Bologna sia ricca di espressioni ricche e diverse di questo movimento».
Ma l’assessora Zaccaria ha anche ricordato il ruolo del fondatore di Arcigay nazionale quale «giornalista. Nel 1998 ha fondato il primo quotidiano gay on line in Italia: la testata si chiamava Noi (Notizie Omosessuali Italiane) ed eredita Con/Tatto, organo dell’Arcigay, registrata al Tribunale di Bologna nel 1989. Attualmente la testata si chiama Gaynews.it e Grillini ne è il direttore». E poi ancora il suo attivismo in prima linea al diffondersi dell’Aids negli anni ’80 sì da essere tra i fondatori della Lila al pari di quello per le famiglie di fatto e per le unioni civili.
Insomma, «ha attraversato – così il testo della motivazione nella parte conclusiva – tutte le fasi del movimento Lgbtqi degli ultimi quarant’anni contribuendo, dentro e fuori le istituzioni, a modificare la discussione pubblica sull’omosessualità e a sviluppare una cultura dei diritti civili che ha portato l’Italia al livello dei più importanti paesi europei. Ha realizzato, con tanti e tante altri attivisti Lgbtqi quella che lui stesso ha definito una “rivoluzione gentile e una rivoluzione civile nonviolenta“».
Quella rivoluzione gentile, cui ha fatto riferimento anche un commosso Virginio Merola, legato a Grillini da ultraquarantennali vincoli amicali e battaglie politiche in comune. Franco, ha sottolineato il sindaco, «è un grande figlio della vera Bologna, quella europea. Che resterà tale, perché i confini e i muri ci stanno stretti». Ma del direttore di Gaynews Merola ha anche ricordato il forte impegno a tutela della laicità delle istituzioni, un valore oggigiorno quasi oscurato «in un Paese il cui Governo manda i migranti per strada e sindaci zelanti rendono obbligatori il presepe e il crocifisso».
Nel dedicare il premio, con voce rotta più volte dalla commozione, alla collettività Lgbti, Franco Grillini ha voluto anche ricordare «la sua ultima lotta contro il tumore cronico: stare in vita per me significa spendere fino alle ultime energie per le battaglie a favore degli ultimi e dei discriminati.
Il giovanilismo della nostra società ha relegato in un angolo buio la malattia e la morte. Non vergognamoci degli anni che passano, perché passano per tutti, a prescindere da cosa dicono i congressi dei geriatri. Non ci si può vergognare ad andare in giro con un bastone come me, un deambulatore o una carrozzina».
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