I 583 deputati presenti (sui 605 complessivi) del Parlamento monocamerale cubano hanno ieri approvato il nuovo testo della Costituzione, che sarà sottoposto, il 24 febbraio, al definitivo voto referendario popolare.
Approvato, dunque, al pari di tutti gli altri anche l’art. 82 che, senza definire i soggetti del contratto nuziale (indicati invece quale «uomo e donna» nella Costituzione del 1976), recita: «Il matrimonio è un’istituzione sociale e giuridica. È una delle forme di organizzazione delle famiglie. Si fonda sul libero consenso e sulla parità di diritti, obblighi e capacità legale dei coniugi. La legge determina la forma in cui si costituisce e i suoi effetti.
Si riconosce inoltre l’unione stabile e singolare con validità legale, formante di fatto un progetto di vita in comune, che, sotto le condizioni e circostanze indicate dalla legge, genera i diritti e gli obblighi che questa prevede».
In sintesi, l’art. 82 parla di famiglie al plurale (riconoscendone dunque le varie forme), ravvisa nel matrimonio una delle modalità d’organizzazione dell’istituto familiare, utilizza il termine neutro di coniugi e riconosce legalmente le unioni di fatto.
Sull’importanza di esso ha insistito, nell’intervento previo alla votazione dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, il deputato e attivista Lgbti Luis Ángel Ádan Roble anche a fronte delle polemiche degli ultimi giorni, sollevate dalla cancellazione della ridefinizione del concetto di matrimonio dall’originario art. 68 (letta a livello internazionale come uno sbarramento costituzionale al riconoscimento delle nozze tra persone dello stesso sesso).
Roble non solo ha ricordato come l’essenza di una tale riformulazione sia mantenuta nel nuovo art. 82 ma ha ribadito tanto l’importanza del sì al voto refendario del 24 febbraio quanto il comune impegno a far sì che la successiva legge sul Codice della Famiglia non sia poi in contrasto col principio di uguaglianza e non discriminazione sancito dalla nuova Costituzione.
A definire quali soggetti costituiranno il matrimonio spetterà infatti a tale Codice da approvarsi entro due anni dal referendum costituzionale di febbraio.
«Vorrei nuovamente sottolineare – ha esordito il parlamentare – che sono in totale accordo con la redazione e il contenuto dell’art. 82, non solo come deputato ma come persona Lgbt».
Richiamando i punti salienti dell’articolo in questione, Roble ha quindi aggiunto: «In fin dei conti non ci sono regressi di nessun tipo. Non ci sono fazioni vincenti, né perdenti. Perché l’unico che vince è il popolo.
Facciamo solo in modo che le famiglie, la cellula fondamentale della nostra società, escano favorite e rafforzate al di là delle forme in cui si organizzano. Sono sicuro che nel Codice di Famiglia, una delle leggi attraverso la quale si deve attuare la volontà costituzionale, daremo legittimità sociale al rispetto dei diritti di tutte le persone, realizzando un grande lavoro comunicativo per progredire nell’educazione integrale della sessualità ed evitare che una legge contraddica la Costituzione.
Spero che tutti i deputati siano coerenti con i principi di giustizia e uguaglianza contenuti nel progetto di Costituzione. Stiamo promuovendo, istruendo e formando una coscienza critica.
Per finire rivolgo solo un invito a tutto il popolo a votare sì. Questa rivoluzione ha sempre contato e conterà su la partecipazione e l’impegno di molte persone di sesso e genere diverse. La Patria è di tutti».
A ricalcare i punti dell’intervento di Roble la deputata Mariela Castro Éspin.
Ma a particolarmente colpire del suo discorso è stata la parte finale, quando la direttrice del Cenesex rivolgendosi al padre Raùl Castro, segretario del Partito Comunista di Cuba nonché presidente della Commissione per la Riforma della Costituzione, ha dichiarato: «Voglio congratularmi con un educatore molto speciale nella mia vita, che m’insegnò che si può amare la Rivoluzione senza abbandonare la famiglia e si può amare la famiglia senza abbandonare la Rivoluzione. Grazie per il suo esempio di padre e di rivoluzionario».
Mariela ha quindi concluso: «Chiedo come deputata di quest’Assemblea che mi sia permesso d’abbracciarlo». Cosa che è avvenuta tra gli applausi scroscianti dei parlamentari in piedi.
Tornata al suo posto, la deputata ha riferito come il padre, nell’abbracciarla, le abbia sussurrato che le ricordava la madre Vilma Espín Guillois, deputata che introdusse nel Parlamento cubano la lotta per la famiglia e l’inclusione sociale senza discriminazione.