Il Comune di Milano ha accolto il riconoscimento del nascituro, comunemente detto riconoscimento “in pancia”, per una coppia di gemelli con due mamme.
A portare all’attenzione degli ufficiali di Stato civile il caso della 43enne Marica Zanolin e della 38enne Irene Gualtieri, unite civilmente, l’associazione Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford, che ha avviato una procedura, ai sensi dell’art. 44 del decreto 396 del presidente della Repubblica (3 novembre 2000), prevista per le coppie eterosessuali non sposate.
La dichiarazione di nascita di norma deve farsi presso l’Ufficio anagrafe dell’ospedale entro tre giorni dalla nascita o, in Comune, entro dieci giorni. Nel caso i genitori siano sposati, la dichiarazione può essere fatta anche da uno solo dei genitori in quanto vige la presunzione di genitorialità per entrambi. Nel caso in cui, invece, i genitori non siano sposati, la dichiarazione di nascita deve essere resa dai due genitori contestualmente. Tale riconoscimento avviene con il consenso della madre che ha partorito.
L’ordinamento giuridico italiano prevede anche la possibilità per i genitori non sposati di riconoscere il nascituro prima del parto, in modo da agevolare le coppie in tutte le situazioni nelle quali al momento della nascita uno dei genitori non possa esserci, come ad esempio quando il padre viva all’estero per lavoro, o in caso di parto a rischio. Per il riconoscimento prima del parto i genitori devono presentare all’ufficiale di Stato civile un certificato di gravidanza e rilasciare una dichiarazione di riconoscimento di nascituro, che avrà efficacia solo dopo la nascita.
Nel caso un questione Marica era finita in rianimazione, il 2 ottobre, per problemi durante il parto.
«I nascituri hanno corso il rischio – così Valentina Pontillo e Maria Grazia Sangalli, legali della coppia – tanto di perdere la madre biologica, tanto quello di non poter essere riconosciuti dall’altra mamma, in quanto il consenso della gestante non era stato raccolto dall’ufficio di stato civile prima della nascita». Fortunatamente la situazione è migliorata e la coppia ha potuto riconoscere tardivamente i figli presso l’anagrafe del Comune.
Il riconoscimento “in pancia” ora è possibile anche per le coppie di madri presso il Comune di Milano e presso un altro comune lombardo che ha accolto un’identica richiesta.
«In questo modo – sottolineano Pontillo e Sangalli – viene garantito l’interesse del nascituro alla formazione dello status di figlio di entrambi i genitori anche in presenza di genitori dello stesso sesso, per i quali, anche se uniti civilmente, non sussiste alcun automatismo nel riconoscimento, come invece avviene per le coppie coniugate».