Una polemica, quella suscitata dall’articolo di Terry Marocco Baby Trans Generation sul penultimo numero di Panorama, che continua a dividere gli animi.
Al comunicato congiunto del Mit e di associazioni Lgbti, all’intervista a Mariella Fanfarillo su Gaynews – che ha chiarito come la giornalista del settimanale, acquisito in novembre dal Gruppo La Verità Srl, abbia pubblicato dati sensibili sulla figlia 18enne nonostante un espresso divieto in tal senso –, alla campagna lanciata sui social da Cristina Leo, portavoce del Colt (Coordinamento Lazio Trans), si sono avvicendati sul quotidiano La Verità l’editoriale del direttore (che lo è anche di Panorama) Maurizio Belpietro dal titolo I trans vogliono tappare la bocca a chi parla di loro, la correlata intervista a Simone Pillon, l’articolo di Massimo Gandolfini (leader del Family Day e legato a doppio filo col senatore leghista) Bloccare la pubertà con i farmaci è abuso di infanti in nome del gender.
Controrisposte, quelle offerte dalla compagine belpietriana, stilate secondo il duplice registro vittimale e complottistico, funzionale, soprattutto l’ultimo, ad alimentare un clima di reazione parossistica nei riguardi d’una presunta lobby Lgbti italiana, tutta proiettata a imporre un pensiero unico. Quello, ovviamente, dell’ideologia gender, che, pur fantomatica al pari dell’esistenza stessa della lobby Lgbti, è capace d’evocare nella pubblica opinione, al solo pronunciarne il nome (ma senza saper cos’è), paure ancestrali, sempre riaffioranti in periodi d’instabilità economica e barbarie culturale quali sono quelli attuali.
Sulla querelle è oggi intervenuto anche l’Onig, il cui presidente Paolo Valerio e una cui componente, Damiana Massara, erano stati contattati da Terry Marocco. Ma le cui dichiarazioni sono poi state riportate, al pari di quelle rilasciate dalle altre persone interpellate, in maniera parziale.
Pubblichiamo di seguito integralmente il testo della lettera che l’Osservatorio ha oggi indirizzato a Maurizio Belpietro
Gentile dott Belpietro,
scrivo in qualità di presidente e a nome del Consiglio direttivo dell’Osservatorio nazionale sull’identità di genere (Onig). L’Onig è un’associazione fondata nel 1998, in collegamento con le associazioni europee e mondiali che si occupano di questo tema. Si propone di favorire la collaborazione di tutte le realtà che in Italia sono interessate ai temi legati all’identità di genere e alla disforia di genere, al fine di approfondirne la conoscenza, attraverso il confronto scientifico nazionale e internazionale. Si propone inoltre la definizione di linee guida di presa in carico in ambito medico, chirurgico, psicologico e giuridico a garanzia della qualità dell’assistenza alle persone che vivono questa condizione e a garanzia delle attività dei professionisti.
Coloro che si occupano da decenni di approfondire questo argomento a livello scientifico, si preoccupano di fornire alle famiglie, ai bambini e agli adolescenti che vivono l’esperienza dello sviluppo atipico dell’identità di genere, una presa in carico secondo canoni rigorosi e aggiornati, basati su ricerche condotte su campioni di centinaia di casi e su studi longitudinali di durata decennale (vedi tra gli altri: de Graaf, N. M., Giovanardi, G., Zitz, C., & Carmichael, P. (2018). Sex Ratio in Children and Adolescents Referred to the Gender Identity Development Service in the UK (2009–2016). Archives of Sexual Behavior, 47(5), 1301-1304; Thomas D. Steensma, Peggy T. Cohen-Kettenis & Kenneth J. Zucker (2018):Evidence for a Change in the Sex Ratio of Children Referred for Gender Dysphoria: Data from the Center of Expertise on Gender Dysphoria in Amsterdam (1988–2016), Journal of Sex & Marital Therapy; Turban, J. L., & Ehrensaft, D. (2018). Research review: gender identity in youth: treatment paradigms and controversies. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 59(12), 1228-1243; De Vries, A. L., Steensma, T. D., Doreleijers, T. A., & Cohen‐Kettenis, P. T. (2011). Puberty suppression in adolescents with gender identity disorder: A prospectiv follow‐up study. The Journal of Sexual Medicine, 8(8), 2276-2283).
I centri italiani Onig che si occupano di bambini e adolescenti con sviluppo atipico dell’identità di genere accolgono le richieste di sostegno e presa in carico del gruppo familiare fornendo risposte articolate e altamente specializzate (psicodiagnosi, psicoterapia, valutazione endocrinologica approfondita, terapia famigliare, gruppi di psicoterapia e di sostegno ai genitori; vedi: http://www.onig.it/drupal8/docs/SoC_minorenni.pdf; https://www.wpath.org/publications/soc), in modo che ogni caso possa ricevere un risposta adeguata ai bisogni specifici. A conclusione della valutazione di accoglienza, solo in casi selezionati, alcuni adolescenti che presentano disforia di genere e che soddisfano i criteri di eleggibilità secondo gli Standard of Care della World Professional Association for Transgender Health (Coleman et al., 2011) e delle linee guida dell’Endocrine Society (Hembree et al., 2017), potranno accedere a una presa in carico di tipo anche medico (oltre a quella psicologica).
In particolare, in casi accuratamente selezionati è possibile somministrare Triptorelina allo scopo di sospendere momentaneamente lo sviluppo puberale quando questo si manifesta non solo in una direzione non in sintonia con l’identità di genere percepita, ma quando diventa fonte di forte sofferenza. La letteratura scientifica descrive infatti la popolazione di adolescenti transgender come più a rischio rispetto ai pari della popolazione generale, presentandosi con più alti livelli di depressione, ansia e rischio suicidario. Tali vissuti tendono a esordire o a intensificarsi proprio con lo sviluppo puberale. Il razionale dell’uso dei farmaci bloccanti la pubertà è, quindi, di estendere lo spazio temporale di riflessione su di sé senza che l’adolescente debba sperimentare il disagio di cambiamenti fisici incongruenti con la propria identità di genere. È importante specificare che si tratta di un intervento completamente reversibile (può essere sospeso in qualsiasi momento e lo sviluppo puberale riprenderà in accordo al sesso biologico) e che è previsto solo in adolescenza.
Non riguarda l’infanzia in cui non è mai previsto alcun tipo di intervento medico (vedi: HembreeW.C. J Clin Endocrinol Metab. 2017 Nov 1;102(11):3869-3903. doi: 10.1210/jc.2017-01658.; Fisher A.D. J Endocrinol Invest. 2014 Jul;37(7):675-87. doi: 10.1007/s40618-014-0077-6. Epub 2014 May 27; Butler, G., De Graaf, N., Wren, B., & Carmichael, P. (2018). Assessment and support of children and adolescents with gender dysphoria. Archives of disease in childhood, archdischild-2018).
L’esperienza di queste famiglie e di questi minori è molto rara e molto complessa: mancano informazioni adeguate sugli specialisti a cui rivolgersi e spesso le famiglie non cercano aiuto perché temono il giudizio della collettività. Come Onig abbiamo scelto di far sentire alle famiglie e ai minori tutto l’appoggio della comunità scientifica italiana, che continuerà a garantire interventi qualificati e in linea con le linee guida internazionali.
La copertina di Panorama che per introdurre l’articolo di Terry Marocco mostra il volto di una bambina pesantemente truccata, lascia intendere che l’esperienza della disforia di genere conduca, se non alla prostituzione e alla degenerazione dei costumi morali, a uno sviluppo in direzione estremamente sessualizzata/erotizzata: i contributi scientifici non solo indicano che non è così, ma anzi, individuano nella diffusione di pregiudizi e dei conseguenti atteggiamenti discriminatori una delle cause di maggior malessere psicologico e sociale nei bambini e ragazzi con sviluppo atipico dell’identità di genere (Hatchel, T., Valido, A., De Pedro, K. T., Huang, Y., & Espelage, D. L. (2018). Minority Stress Among Transgender Adolescents: The Role of Peer Victimization, School Belonging, and Ethnicity. Journal of Child and Family Studies, 1-10; Hendricks, M. L., & Testa, R. J. (2012). A conceptual framework for clinical work with transgender and gender nonconforming clients: An adaptation of the Minority Stress Model. Professional Psychology: Research and Practice, 43(5), 460.).
Infine, il titolo che fa riferimento a minori transgender che “vogliono cambiare sesso” deforma la delicata realtà di questi bambini, adolescenti e delle loro famiglie, inficiando l’intento informativo. Ci rammarichiamo quindi che sia stata vanificata la possibilità di offrire al grande pubblico una informazione scientifica seria come quella fornita dai professionisti intervistati, visto che le loro parole sono state inserite in un contesto di pregiudizio negativo creato ad hoc dalle scelte dell’editore.