La Corte Suprema del Giappone ha respinto il ricorso di Takakito Usui, persona Mtf, che aveva chiesto la rettifica dei dati anagrafici senza sottoporsi a intervento di riattribuzione chirurgica del sesso.
La commissione dei quattro giudici nipponici ha infatti confermato che la legge del 2003 sul diritto di cambiare genere legalmente è in piena linea con la Costituzione. Tale normativa prevede che la rettifica dei dati anagrafici può essere effettuata solo dopo che la persona richiedente si sia sottoposta a intervento chirurgico e sterilizzazione e non abbia figli minori di 20 anni.
Pur ribadendo la piena costituzionalità della legge, la Corte Suprema ha al contempo sollevato dubbi sulla medesima, riconoscendone il carattere invasivo e rilevando come la legislazione necessiti di una regolare revisione a mano a mano che mutano i valori sociali e familiari.
Mamoru Miura, presidente della Corte, ha dichiarato: «La sofferenza avvertita da tali persone è anche un problema per la società nel suo insieme, che dovrebbe tener conto dell’identità di genere in tutta la sua complessità».
Intanto Usui ha già annunciato che la sua battaglia non è terminata. Al suo fianco le associazioni Lgbti e per i diritti umani mentre nella stessa opinione pubblica nipponica si registra una graduale sensibilità al riguardo.