Il Treno della Memoria, da 15 anni, ha avviato una profonda riflessione sul futuro della memoria: sempre meno testimoni diretti delle persecuzioni nazifasciste sono ancora in vita e le giovani generazioni sono cronologicamente lontane da accadimenti che percepiscono come distanti. Come immaginare allora di mantenere viva la memoria in Italia nei prossimi anni? Come attualizzare in chiave storica quanto accaduto? E con quali modalità e strumenti?
Sono questi gli interrogativi che l’associazione nazionale Treno della Memoria ha condiviso stamane con chi sarà chiamato a portare il testimone della memoria: i giovani. Giovani, frappresentati dai 4000 studenti che, con i propri insegnanti, hanno partecipato stamane a Torino all’evento A Futura Memoria.
L’evento, dallo straordinario coinvolgimento emotivo, è stato organizzato dalla staff del Treno della Memoria che, fino a oggi, ha lavorato con oltre 14 regioni, 20 province e alcune centinaia di Comuni – solo quest’anno 105 Comuni hanno patrocinano il progetto – e ha portato a visitare i campi di Auschwitz e Birkenau circa 40.000 ragazzi provenienti da molte regioni d’Italia (quest’anno: Piemonte, Puglia, Trentino, Lombardia, Sicilia, Calabria, Lazio, Abruzzo e Veneto).
Anche nel 2019 il Treno della Memoria, che oggi può contare sul supporto di 200 volontari e che porterà circa 4.200 passeggeri, rinnova il suo impegno nei confronti dei temi Lgbti.
Infatti ormai da anni e con crescente successo, grazie alla collaborazione col Coordinamento Torino Pride, vengono organizzati alcuni viaggi dedicati al mondo Lgbti e tutti gli accompagnatori del treno sono formati su questi temi e su una corretta terminologia di genere. Dopo la felice sperimentazione del 2018, diventa tappa fissa anche Berlino, durante la quale potranno essere visitati i luoghi simbolo di questa triste storia che ha visto le persone omosessuali come protagoniste.
Il Torino Pride, come afferma la coordinatrice Giziana Vetrano, «crede da sempre nella necessità di conservare la memoria per evitare che alcuni drammatici errori possano essere rieptuti».
Infatti, venerdì scorso, l’auditorium della Biblioteca Nazionale di Torino è stato la cornice di Giuseppe P: un esempio di public history che, a cura di Chiara Ottaviano, è uno spettacolo originato dagli studi sui confinati per omosessualità dal regime fascista effettuati da Cristoforo Magistro. L’evento ha proposto una narrazione delle vicende di vita di un giovane confinato siciliano, Giuseppe, appunto, attraverso la lettura e l’analisi dei documenti del suo fascicolo presso la Prefettura di Matera.
Pensato per le scuole ma aperto al pubblico, lo spettacolo è stato realizzato grazie alla collaborazione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e alla disponibilità di Abnut, che hanno supportato il lavoro di Agedo Torino con il coordinamento di Angela Mazzoccoli e del Coordinamento Torino Pride. Sul palco la celebre arpista Cecilia Lasagno, Silvano Bertalot, Chiara Ottaviano, Daniele Cavalli e Alessandro Giacardi.
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