Quanto sono visibili le persone anziane Lgbt? Sono preoccupate di invecchiare? Uomini e donne nello stesso modo? Sono più soddisfatti della propria vita sessuale i giovani, gli adulti oppure gli anziani? E per quanto riguarda l’amore?
Sono questi alcuni dei temi approfonditi dalla ricerca Silver Rainbow. Azioni multilivello per l’invecchiamento positivo della popolazione anziana Lgbt, il contrasto alle solitudini involontarie, il dialogo intergenerazionale e la promozione dell’accoglienza e della visibilità in contesti non Lgbt, progetto realizzato da Arcigay in collaborazione con Arci Pesca Fisa e con il sostegno del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
La ricerca si fonda, invero, sull’elaborazione di un sondaggio anonimo, rivolto a tutta la popolazione maggiorenne, sia Lgbt sia eterosessuale, in Italia e all’estero, attraverso cui far emergere la percezione, le risorse e i bisogni della collettività Lgbt anziana ed elaborare, sulla base di quanto raccolto, risposte efficaci.
La terza e quarta età Lgbt è questione molto complessa e davvero nuova. Le persone anziane Lgbt spesso vivono una doppia invisibilità, come persone Lgbt e come persone anziane, spesso estranee alla stessa collettività Lgbt abituata a una comunicazione giovanilista e a un linguaggio che è già quello di una generazione sostanzialmente risolta.
«Mancano modelli di riferimento sull’invecchiare bene per le persone Lgbt, – sottolinea Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – per quanto esistano esperienze che affrontano per esempio il tema dell’abitare della terza e quarta età Lgbt guardando al co-housing intergenerazionale o a modelli similari. E, del resto, l’anziano Lgbt già oggi mostra di avere risorse e capacità di resilienza, che però conosciamo poco e che andrebbero approfondite in un’ottica di empowerment. L’idea del progetto è di affrontare questa invisibilità e contrastare le solitudini involontarie a più livelli»
Relativamente a queste problematiche il sociologo Raffaele Lelleri, responsabile scientifico del progetto, nel sottolineare come lo studio miri a essere sia metodologicamente e scientificamente corretto, sia significativo per la collettività Lgbt, ha dichiarato: «Sono quattro, secondo me, le principali caratteristiche distintive di questo sondaggio: la prima che non tratta soltanto di vecchiaia, ma anche, e più in generale, di invecchiamento.
“Gli anni passano”, per tutti. È quindi rivolta a tutte le generazioni, perché ragiona sia di presente, sia di passato, sia di futuro. Poi, che non raccoglie soltanto i problemi, che possono essere associati all’invecchiamento, ma anche le risorse e le sfide poste dall’avanzare dell’età.
Si differenzia quindi dalla maggior parte delle ricerche realizzate, in Italia e all’estero, su questi temi. Non diamo per scontato che tutti gli anziani Lgbt soffrano sempre di una doppia discriminazione; al contrario, vogliamo capire meglio questa problematica, per capire quanto è diffusa e quanto è uniforme e difforme tra le diverse sotto-popolazioni (uomini e donne innanzittuto, ma anche Nord e Sud dell’Italia, status relazionale etc.). Inoltre, se riusciremo ad avere un campione sufficientemente grande, l’analisi dei dati sarà comparativo – in due direzioni: Lgbt di diversa età e Lgbt e etero della stessa età.
Questo perchè troppo spesso noi arriviamo a dei risultati, ma non sappiamo mai se essi sono una ‘nostra specificità‘ o meno. La solitudine involontaria, ad esempio, è un problema condiviso alla stessa maniera dagli anziani Lgbt e dagli anziani etero? E, inoltre, è verò che le persone di terza e quarta età Lgbt sono meno soddisfatte della propria vita dei più giovani? In linea con il progetto, infine, abbiamo dedicato alcune domande alla questione del cohousing, di cui si parla molto di recente.
Ci interessa sapere se cosa ne pensano le persone Lgbt, se al loro interno vi sono differenze, e se la pensano diversamente dalle persone eterosessuali. È la prima volta che, in Italia, raccogliamo informazioni su questo fronte».