A una settimana di distanza dall’inaugurazione il Centro Lgbti di Barcellona, uno dei più grandi in Europa, è stato vandalizzato il 27 gennaio. Secondo un testimone oculare, verso le quattro del mattino, un gruppo di persone ha rotto il vetro dell’ingresso principale in calle del Comte Borrell, 22 e ha imbrattato i muri con scritte insultanti e minatorie dal contenuti fascista e omotransfobico.
Gestito dalla Plataforma de Entidades Lgbti de Cataluña, federazione delle locali associazioni Lgbti, il Centro è un servizio municipale del Comune di Barcellona ed è finalizzato alla tutela dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersex in linea con le disposizioni della legge 11/2014, del Piano Municipale per le Diversità sessuali e di genere 2016/2020 e di altre normative antidiscriminatorie.
Esso si configura come una struttura polivalente che si compone di un’area di accoglienza e informazione (con specialisti in psicologia, assistenza sociale, diritto, salute o gestione comunitaria, per garantire un supporto completo alle persone utenti), un’area espositiva con programmazione regolare e aperta a tutti, un auditorium con capienza di cento posti, uno spazio sanitario e uno familiare nonché cinque sale attrezzate per riunioni, consulenze, formazione e workshop.
Riparati nella giornata stessa di domenica i danni, si è tenuta, alle 18:30 del 28 gennaio, una manifestazione davanti alla sede del Centro con la partecipazione della sindaca Ada Colau. Tantissime le persone presenti nonostante il freddo pungente.
Nel suo intervento la prima cittadina di Barcellona ha dichiarato: «L’attacco al Centro Lgbti non è un’aggressione qualsiasi. Si tratta di un vile attacco di una minoranza.
È un attacco ai diritti di tutti e tutti, a chi difende una Barcellona libera, diversa e femminista. Oggi questa città ha inviato un messaggio chiaro e preciso: l’odio non è gradito. Non ci sarà impunità. #Lovewins».