Si è concluso intorno alle 12:30, tra abbracci, strette di mano e saluti da parte dei compinenti dell’equipaggio, lo sbarco delle 47 persone migranti dalla Sea-Watch 3 a Catania.
I primi a scendere sono stati i 15 minorenni, che andranno in un centro di accoglienza che fa parte del circuito del Fami, il Fondo di asilo per le migrazione e l’integrazione, la cui Autorità responsabile è il Dipartimento per le Libertò civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno.
Sulla banchina un centinaio di componenti delle forze dell’ordine tra carabinieri, polizia e guardia di Finanza. Sul posto anche la Croce Rossa. Impossibilitati ad avvicinarsi, hanno seguito invece a distanza le operazioni di sbarco rappresentanti di Arcigay Catania.
Al riguardo abbiamo ragggiunto telefonicamente il neopresidente Antonio Ferrarotto.
Presidente, Arcigay Catania ancora una volta attenta alla questione migranti come già successo in estate col caso Diciotti?
Certamente. Già questa settimana Arcigay Catania aveva espresso la propria solidarietà e vicinanza alle associazioni, sindacati e partiti che a Siracusa si erano mobilitate per l’immediato sbarco delle 47 persone tenute in ostaggio sulla Sea-Watch.
Oggi con lo sbarco avvenuto a Catania, territorio di nostra competenza come Arcigay, possiamo serenamente affermare la nostra soddisfazione per la sicurezza restituita a queste persone, a queste sorelle e fratelli.
Quello dell’accoglienza solidale è un tema a voi caro: perché?
Con il Catania Gay Pride 2018 avevamo posto al centro del relativo documento politico il tema della solidarietà e accoglienza, tema ripreso lungo tutto il nostro lavoro in occasione dell’analogo fatto della nave Diciotti che ci ha visto in prima fila insieme a tante altre realtà catanesi. Accoglienza e Solidarietà sono punti che toccano da molto vicino la comunità Lgbt, ragione per la quale siamo anche oggi al fianco di queste 47 persone.
Ci avviciniamo al 50° anniversario dei Moti di Stonewall. Secondo lei quanto incideranno tali eventi sulle prossime manifestazioni commemorative?
La ricorrenza dei 50 anni di Stonewall non potrà non tenere conto di questi eventi che non riteniamo cause bensì effetti di un preoccupante vento che spira pericolosamente dal Messico alla Cecenia, dall’Ungheria alla nostra Italia, che sembra aver dimenticato i valori umani cui nel corso della sua storia ha invece contribuito significativamente.
Riprendiamo il nostro percorso umano, politico e di resistenza affinché questo vento trovi in tutte e tutti noi una ferma opposizione e perché frontiere e porti siano aperti e liberi. Basta con i muri e gli steccati: siamo tutte e tutti ospiti di questa terra.