In vista delle elezioni regionali del 10 febbraio Matteo Salvini, con lo slogan Mandiamo a casa la sinistra anche in Abruzzo, sta oggi percorrendo per i relativi comizi la provincia di Teramo.
Mentre è in corso quello di Atri, stamani il segretario della Lega ha visitato prima il mercato comunale di Campli (mostrandosi ora in giacca della Polizia di Stato ora in felpa azzurra con la scritta Abruzzo), quindi si è spostato a Sant’Egidio alla Vibrata (dove, alla fine del suo intervento, ha indossato una giacca della Polizia Penitenziaria, corpo delle forze dell’ordine, che, fra l’altro, dipende dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia).
In una piazza gremita il ministro dell’Interno ha arringato la folla con un discorso in cui si sono intrecciati temi diversi: dallo smantellamento della riforma Fornero alle politiche messe in campo in materia migratoria, indicando costantemente le persone fuggite su imbarcazioni di fortuna e, spesso tratte in salvo dalle ong, come clandestine. Discorso, interrotto da applausi scroscianti, misti ad acclamazioni osannanti, in una piazza dominata dalla croce, simbolo cristiano per eccellenza di carità, sormontante la facciata della chiesa parrocchiale.
«Ripartiamo dalla vita reale, dalle mamme… Attenzione! – ha detto a un tratto -. Ho detto mamme e papà, perché è uno dei primi scontri che ho dovuto sostenere quando sono arrivato al ministero dell’Interno e a costo zero. Perché al di là del lavoro, che è fondamentale, dei soldi, del mutuo, della bolletta della luce, l’uomo e la donna, però, sono anche dei valori reali, dei simboli.
Io ho reintrodotto sui moduli per chiedere la carta d’identità elettronica due parole, che qualcuno aveva tolto perché davano fastidio: mamma e papà. Non c’è genitore 1, genitore 2, genitore 32. C’è la mamma e c’è il papà. E io, finché campo, mi batterò perché ognuno sia libero di vivere la sua vita privata come vuole, con chi vuole e facendo quello che vuole. Nel senso che voi, finito questo incontro, tornate a casa, non mi interessa con chi sarete a pranzo, con chi guarderete la televisione, con chi farete l’amore questa sera. Ognuno a casa sua fa quello che vuole, con chi vuole.
Ma il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà lo difenderò finché campo. Combatterò l’utero in affitto, le adozioni gay, i bambini in vendita come al centro commerciale, le schifezze indegne di un Paese civile. L’egosimo degli adulti sulla pelle dei bambini, no».
Al di là dell’accostamento ancora una volta indebito tra “utero in affitto” – ignorando o volutamente omettendo che la gestazione per altri è una pratica medica, cui ricorrono in percentuale maggioritaria le coppie eterosessuali sterili – e “adozioni gay”, Salvini è tornato a mentire sulla questione modulistica, dove fra l’altro non è mai comparsa la dicitura genitore 1, genitore 2.