Colpevole di molestie sessuali su due 13enni secondo cinque capi d’accusa: uno per aggressione e quattro per attentato al pudore.
Questo il verdetto che, emesso all’unanimità l’11 dicembre dai 12 giurati della County Court di Victoria a Melbourne nei riguardi del cardinale George Pell, è stato reso pubblico soltanto oggi dopo che il medesimo tribunale ha revocato il divieto ai media di notificare la condanna. Anche se sembra essere sfuggita a tutti la menzione esplicita fattane da Frédéric Martel nel suo ultimo libro Sodoma, dove a p. 118 si legge: «Il suo primo processo, che conta migliaia di pagine d’audizioni, si è concluso con la sua condanna alla fine del 2018».
Secondo la giuria, il porporato 77enne, già componente del Consiglio dei Cardinali (detto comunemente C9 bergogliano) e prefetto della Segreteria (Vaticana) per l’Economia, molestò nel 1996 i due adolescenti, componenti del coro della cattedrale di Saint Patrick a Melbourne (quando Pell ne era arcivescovo), dopo che gli stessi gli avevano servito messa. La giuria ha anche dichiarato che il presule si è reso colpevole di aver aggredito in modo indecente uno dei due adolescenti in un corridoio più di un mese dopo.
L’udienza di condanna inizierà domani. Il cardinale, che rischia fino a 50 anni di carcere, continua a dichiararsi innocente e il suo avvocato prevede di ricorrere in appello.
Conservatore della linea ratzingeriana e pubblicamente critico nei riguardi di Bergoglio, soprattutto all’indomani della pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia (in riferimento alla quale ha supportato i Dubia, sottoscritti dai cardinali Brandmüller, Burke, Caffarra, Meisner), George Pell, che ama celebrare secondo il messale di Pio V o tridentino, si è reso noto in Australia come paladino dei valori tradizionali del cattolicesimo.
Noto per le sue crociate contro la legalizzazione dell’eutanasia e del matrimonio tra persone dello stesso sesso, il porporato si è sempre pronunciato criticamente contro l’ordinazione sacerdotale delle donne e l’abolizione del celibato cleriale.
Promosso nel 2001 ad arcivescovo di Sidney da Giovanni Paolo II (che lo avrebbe creato cardinale due anni dopo) ed entrato in diocesi il 10 maggio, Pell ebbe allora a dichiarare nell’omelia per la presa di possesso canonico: «L’insegnamento cristiano sulla sessualità è solo una parte dei Dieci Comandamenti, delle virtù e dei vizi. Ma è essenziale per il benessere umano e specialmente per il corretto sviluppo dei matrimoni e delle famiglie, per la continuità della razza umana».
Nel 2009, a seguito delle dichiarazioni di Benedetto XVI su la monogamia e l’astinenza sessuale quale soluzione all’Hiv/Aids in Africa, fecero enorme scalpore le affermazioni del porporato ben al di là degli stessi postulati ratzingeriani.
«L’idea di poter risolvere – disse all’epoca nel corso di un’intervista televisiva – una grande crisi spirituale e sanitaria come l’Aids con alcuni congegni meccanici come i condom è ridicola. Se si guarda alle Filippine, si vedrà che l’incidenza dell’Aids è molto più bassa rispetto alla Thailandia, che è inondata di preservativi. Ci sono preservativi ovunque, eppure il tasso di infezione è enorme. I preservativi incoraggiano la promiscuità; i preservativi, dunque, incoraggiano l’irresponsabilità».
Si è fatto anche notare per l’opposizione alle tesi ambientalistiche del cambiamento climatico (in pieno accordo col pensiero di Trump) non risparmiando attacchi all’enciclica bergogliana Laudato si’.