«Oggi Olimpia ha ricevuto un messaggio per un casting di un concorso. Il messaggio recita: “Gentilissima Olimpia, tra le tante ragazze che abbiamo visionato attraverso le foto del profilo Facebook, nel complimentarci per il suo bell’aspetto fisico, abbiamo il piacere di comunicarle che è stata selezionata per poter essere scelta e fare parte delle 60 finaliste del concorso per aspiranti modelle e fotomodelle Miss International Model 2019”.
Purtroppo scopriamo che non può, perché da regolamento le partecipanti devono essere di sesso femminile dalla nascita! La conferma mi è stata data dall’organizzatore del concorso, il quale ha asserito che, pur non avendo egli stilato il regolamento, capisce che la presenza di una donna trans potrebbe creare risentimento e preoccupazione nei genitori delle altre partecipanti. Premesso che sono stati loro a contattare Olimpia dopo averne apprezzato la bellezza in foto, hanno idea della mortificazione e umiliazione che potrebbe aver causato una tale forma di discriminazione?
Una donna trans ha il diritto di partecipare a qualunque concorso o sfilare come modella, perché si parla di bellezza esteriore e non di cromosomi o corredo genetico. In alternativa, tutte le donne biologiche che abbiano subito interventi di chirurgia estetica dovrebbero essere eliminate. Con l’appoggio degli avvocati Tito Flagella e Giovanni Guercio porteremo avanti questa causa, per difendere il diritto di tutte le donne trans ad essere riconosciute donne a tutti gli effetti e in tutti gli ambiti».
Con queste parole, Mariella Fanfarillo, madre di Olimpia e autrice del libro Senza rosa né celeste (Villaggio Maori, Catania 2018), in cui racconta la storia sua e della figlia che ha ottenuto dal Tribunale di Frosinone l’autorizzazione al cambio anagrafico di sesso senza previo intervento di riattribuzione chirurgica del sesso quando era ancora minorenne, ha denunciato sui social, il 14 marzo, la grave esclusione della giovane dal concorso di bellezza perché transessuale.
Alla luce di tali parole abbiamo contattato Giovanni Guercio, il cui nome resta legato alla storica sentenza della Corte di Strasburgo a tutela di una donna trans italiana, che ha dichiarato: «Olimpia non aveva nemmeno richiesto di partecipare al concorso. È stata invitata a farlo dagli organizzatori, per poi vedersi sbattere in faccia l’ennesima discriminazione: non puoi aderire perché la competizione è riservata a chi è nata donna ..
Nella mia posizione di avvocato, nonché attivista nelle tematiche Lgbt+, devo ancora una volta, amaramente, constatare come l’Italia sia lontana da quella “rivoluzione politicamente corretta” che tanti Paesi, europei e non, hanno posto in essere ormai da tempo.
Ne è esempio la canadese Jenna Talackova, la quale vinse il titolo di Miss Vancouver nel 2012, ma venne squalificata perché scoperta transgender, la cui battaglia ha cambiato il mondo dei concorsi, conducendoli all’apertura completa senza pregiudizi.
Ma senza doverci allontanare così tanto, Angela Ponce, già Miss Cadiz 2015 e Miss Spagna 2018, è stata la prima concorrente transgender a partecipare a Miss Universo, eppure anche lei, come Olimpia, si era sentita dire che non avrebbe mai potuto partecipare. Angela non si è mai arresa e, forte di una famiglia che non la ha mai ostacolata, favolosamente riferiva: “A scuola se qualcuno rideva perché mettevo il cerchietto, il giorno dopo mi presentavo con una corona”. L’unica differenza tra Angela ed Olimpia è che la prima è stata fortunata a nascere in Spagna, un esempio di inclusione, rispetto e diversità per tutto il mondo».
Per Guercio è totalmente diversa la situazione italiana, «dove, a tutt’oggi, all’art.8) comma b) ove vengono indicati i requisiti per l’ammissione al Concorso di Miss Italia, ancora si legge “essere di sesso femminile sin dalla nascita”, malgrado già dal 2014 l’organizzazione avesse anticipato un’apertura per l’anno successivo anche alle ragazze transessuali. D’altronde la legge, così come interpretata dalla giurisprudenza corrente, riconosce la rettifica del sesso e del nome alle ragazze transessuali sulla base di documentazione scientifica inequivocabile che accerta la natura femminile del soggetto.
La normativa regolamentare relativa ai concorsi di bellezza nel nostro paese sembra invece non avere ancora compreso che, come la stessa Angela ha affermato, non è avere una vagina che “trasforma” una ragazza transessuale in una donna: lei è già una donna, ben prima della nascita, perché quella è la sua identità.
Miss Mondo è addirittura aperto alle candidate transgender e transessuali già dal 2012. Non sono quindi sogni o pretese, bensì sacrosanti diritti, riconosciuti da tempo a tutte le ragazze, indipendentemente dalla loro nascita biologica.
Personalmente, sogno di svegliarmi un giorno in un Paese dove una donna trans può essere tutto ciò che desidera: un’insegnante, una madre, una dottoressa e, perché no, perfino una miss».