A tre giorni dall’inizio del World Congress of Families ne è stato oggi comunicato il programma dettagliato. Accanto ai nomi già noti di relatori e relatrici, sui quali sono stati versati nelle ultime settimane i proverbiali fiumi d’inchiostro, ne sono comparsi altri e non di meno rilievo.
In campo ecclesiastico cattolico, oltre ai saluti iniziali del vescovo di Verona Giuseppe Zenti (cui aveva già accennato, in ogni caso, il consigliere comunale veronese Alberto Zelger nella conferenza stampa di presentazione del Wcf), la novità è costituita dagli interventi di tre antibergogliani di ferro: l’arcivescovo di San Francisco Salvatore Joseph Cordileone e i card. Raymond Leo Burke e Walter Brandmüller (i quali risultano sul programma consultabile online sul sito di ProVita ma non sulle brochure stampate per i congressisti).
Se il primo è noto per un conservatorismo teologico congiunto a una ferma opposizione a ogni forma di riconoscimento dei diritti delle persone Lgbti (anche se sul suo intransigentismo grava la macchia di un arresto per guida in stato d’ebbrezza), i due porporati devono la loro fama soprattutto quali firmatari dei Dubia sull’Amoris Laetitia (gli altri due, Caffarra e Meisner, sono deceduti) nonché dell’appello ai presuli partecipanti al summit vaticano sulla prevenzione di abusi su minori e adulti vulnerabili.
Si scopre, inoltre, che a prendere la parola saranno anche Maria Giovanna Maglie, l’europarlamentare forzista Elisabetta Gardini (al posto di Antonio Tajani), Enrico Scio (managing director del gruppo La Verità srl) e l’ex deputato leghista Claudio D’Amico, che è responsabile dei Rapporti con i partiti esteri per il Carroccio nonché consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini.
Non si può non ricordare come D’Amico abbia curato i rapporti tra Lega e il partito russo Russia Unita, organizzando nell’ottobre 2014 un incontro tra Matteo Salvini e Vladimir Putin.
Mentre inoltre il panel sulla “famiglia naturale” sarà moderato da Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, quello sulla crisi democrafica vedrà investito di un tale compito Maurizio Belpietro, direttore de La Verità e di Panorama.
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