Verona ha ospitato ieri non solo la giornata clou del Congresso Mondiale delle Famiglie col suo lungo codazzo di ministri e uomini e donne della politica internazionale che, accomunati da una medesima statica visione della famiglia, hanno goduto, nel bene e nel male, dell’interesse mediatico mondiale.
Il capoluogo scaligero ha infatti anche incarnato al meglio l’appellativo di “Città di Giulietta e Romeo” con dibattiti di grande caratura, culminati nella manifestazione pomeridiana di protesta. Promosso da Non una di meno nell’ambito della tre giorni assembleare Verona transfemminista e partita alle 14:30 da piazzale XXV Aprile, il corteo ha visto l’adesione di sigle sindacali e di innumerevoli associazioni Lgbti e per i diritti umanitari.
Una marea umana e colorata (oltre 150.000 persone secondo le organizzatrici), che ha sfilato pacificamente per le vie di Verona ricordando che le famiglie non possono essere terreno di scontro ideologico, che il modello familiare è plurale, che il vero cancro di ogni famiglia sono il patriarcato, il sessismo, la discriminazione in ogni sua forma a partire da quella che riguarda le donne e le persone Lgbti.
Sulla propria pagina Fb Non una di meno commentava così in serata l’esito della manifestazione: «Un corteo oceanico ha attraversato Verona: tra cori, striscionate, flash mob, interventi dal camion. Un corteo pieno di vita e desideri, contro coloro che, rinchiusi nei loro palazzi, vorrebbero negare le nostre esistenze libere rendendole terreno di conquista e propaganda. Un corteo che con rabbia e determinazione racconta delle biografie che non sono rinchiuse in nessun proclama o spot fuori tempo. La marea eccede ogni confine!».
Tra i convegni, che hanno caratterizzato la giornata veronese d’ieri, è certamente da segnalare quello che, intitolato Italia laica, Verona libera, ha avuto luogo presso l’Accademia dell’Agricoltura, Lettere e Scienze.
Organizzato da Ippfen (International Plannede Parenthood FederationEuropean Network) – la più grande federazione mondiale non governativa che si occupa di salute produttiva e riproduttiva delle donne – in collaborazione con Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) e Rebel Network (Rete femminista per i diritti), l’incontro ha visto la partecipazione di attiviste e attivisti nazionali e internazionali (provenienti daPolonia, Croazia, Stati Uniti e America Latina).
Di particolare significato la presenza di Yuri Guaiana (All Out), ideatore e promotore di quella petizione online per la revoca dei patrocini istituzionali al Wcf, che ha superato mercoledì scorso le 143.000 adesioni.
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