Nei casi di gestazione per altri gli Stati devono riconoscere legalmente, in nome dell’interesse del minore, il legame genitore-figlio con la madre intenzionale (non biologica) indicata come ‘madre legale’ nei certificati di nascita di altri Paesi. Per farlo si può ricorrere tanto alla trascrizione immediata all’anagrafe oppure ad altrui meccanismi quali l’adozione. Questa la decisione dalla Corte europea dei diritti dell’uomo a seguito della richiesta della Corte di Cassazione francese sul caso dei coniugi Sylvie e Dominique Mennesson.
Per il collegio giudicante, presieduto da Guido Raimondi, il mancato riconoscimento legale di un legame tra il minore nato all’estero dalla gestazione per altri e la madre intenzionale ha un impatto negativo su diversi aspetti del diritto al rispetto della vita privata del minore. Nonostante la Cedu riconosca che altre considerazioni potrebbero pesare sfavorevolmente su questo riconoscimento, allo stesso tempo osserva che il miglior interesse del minore richiede anche l’identificazione legale delle persone responsabili per la sua crescita e il suo benessere.
La Corte di Strasburgo ritiene quindi che l’impossibilità generale e assoluta di riconoscere legalmente il legame tra minore e madre intenzionale sia incompatibile con la protezione del migliore interesse del minore. I togati hanno tuttavia evidenziato come questo consenta, ma certo non impone, allo Stato di riconoscere sin dall’inizio la madre intenzionale quale genitore sul certificato di nascita.
È la prima volta che a Strasburgo si utilizza la procedura dell’opinione. Questa nuova possibilità permette alla Cedu di rispondere a domande poste dalle Corti nazionali di ultima istanza su casi concreti in riferimento ai quali stanno decidendo. L’advisory opinion della Corte di Strasburgo non è vincolante per i 47 Stati del Consiglio d’Europa ma fornisce loro l’interpretazione sull’applicazione della Convenzione europea dei diritti umani a un caso concreto. Nel caso specifico essa è stata adottata all’unanimità dai 17 giudici, costituenti la specifica Grand Chambre.
Il parere dell’avvocato Alexander Schuster
L’advisory opinion è stata così valutata dal noto avvocato Alexander Schuster: “La decisione della Corte europea per i diritti umani sul riconoscimento che spetta al genitore intenzionale nel caso di gestazione per altri è un giusto equilibrio. Il pronunciamento è positivo, tutto è legato alla procedura, che spetta agli Stati come competenza. Il riconoscimento del minore si può fare in automatico oppure in un secondo momento, fondamentale però è avere le condizioni appropriate per farlo in tempi brevi.
Per non creare un ‘vuoto giuridico’ il procedimento deve essere il più rapido possibile. Se non si dà il riconoscimento al genitore intenzionale sin dall’inizio, la procedura deve evitare carenze di tutela, cioè essere un meccanismo effettivo, con condizioni appropriate e sfociare in una decisione assunta in tempi rapidi, ponendo sempre in primo piano l’interesse del minore”.
Come noto, Schuster difende una coppia omosessuale sposata secondo la legge canadese, che chiede la genitorialità senza ricorrere alla possibilità dell’adozione in casi particolari, ma anche il riconoscimento del diritto del genitore non biologico, a prescindere dal sesso, nel caso di gestazioni per altri. Il caso, su cui si attende un pronunciamento, è al vaglio delle Sezioni unite della Cassazione. La Corte d’Appello di Trento, infatti, aveva detto sì alla trascrizione del nome del secondo papà sull’atto di nascita di due bambini nati in Canada con la tecnica della gestazione per altri.
“C’è speranza che le Sezioni unite – ha spiegato Schuster – considerino la procedura che abbiamo seguito a Trento un ‘meccanismo’ idoneo per determinare il riconoscimento dello status di padre intenzionale. Per certo non è un meccanismo idoneo l’adozione in casi particolari, a cui può accedere oggi il partner dello stesso sesso del genitore biologico. Si tratta, infatti, di un’adozione debole, senza quella equivalenza di effetti che la Corte richiede affinché la soluzione alternativa alla trascrizione sia rispettosa della Convenzione europea”.
Lo Giudice (Pd): «Decisione illuminante che dovrebbe far riflettere anche in Emilia-Romagna»
Per Sergio Lo Giudice, presidente di ReteDem e componente della direzione del Pd, «con una sentenza che farà storia, la Corte europea dei diritti umani impone agli Stati aderenti il riconoscimento del pieno legame genitoriale fra il genitore intenzionale e il figlio nato attraverso gestazione per altri o altre. Una risposta forte anche a chi a casa nostra vorrebbe mettere nuovi ostacoli al riconoscimento dei diritti dei bambini arcobaleno».
Facendo inoltre riferimento alla bagarre scoppiata oggi in Regione Emilia-Romagna, Lo Giudice ha osservato: «La sentenza contiene un passaggio illuminante rispetto alla surreale discussione di questi giorni sull’emendamento anti gpa alla legge regionale contro l’omotransfobia dell’Emilia Romagna. Mentre si afferma che l’interesse del bambino al riconoscimento dei due genitori è superiore ad ogni altra considerazione, si ricorda come la maternità surrogata possa essere “a rischio di abusi”.
Una distanza chiara e netta da chi vorrebbe considerarla come un abuso in sé o addirittura una violazione in sé della dignità della donna. Peraltro va aggiunto che quel rischio di abusi può essere abbattuto con legislazioni attente e severe come quelle vigenti nel Regno Unito, in Canada, in California, o in Portogallo.
Ancora una volta Strasburgo ricorda all’Italia che la strada del riconoscimento delle libertà e dei diritti di tutte e tutti non passa da ideologismi o integralismi ma da un’attenta considerazione delle condizioni reali in cui si svolgono le relazioni fra le persone»