È stata inaugurata alle 18:30, presso lo spazio espositivo romano L29 Art Studio (via Labicana, 29) la mostra Organi da asporto di Sabino de Nichilo.
Cofondatore del progetto curatoriale Casa Vuota, il 47enne intellettuale molfettese si è avvicinato alla pratica della scultura grazie a Riccardo Monachesi e ha realizzato in tale ambito la sua prima mostra, intitolata Viscere, lo scorso anno presso le sale del Museo Archeologico Fondazione De Palo-Ungaro di Bitonto (Ba).
Caratterizzate da una volumetria morbida e da colori brillanti di gusto pop, le sculture di Sabino de Nichilo tornano a essere le protagoniste di Organi da asporto, visitabile su appuntamento fino all’11 maggio.
Illustrate nello specifico catalogo con testo critico di Lorenzo Madaro, le opere dell’artista pugliese evocano strutture organiche e possono facilmente ricordare a chi le osserva stomaci, fegati e cuori, ma non rispondono ai canoni di un’anatomia ortodossa.
Organi da asporto, Carne frolla e Anus – questi i nomi di alcune serie di opere esposte – sembrano ribellarsi al corpo che li potrebbe contenere e crescono liberamente, a loro piacimento, assecondando un impulso vitale alieno, inconsulto, barbaro.
Con un’operazione di sventramento incruento Sabino de Nichilo rende nobili gli scarti e le frattaglie e si adopera affinché i processi digestivi ai quali allude evochino la società dei consumi nelle forme di una vanitas contemporanea, mescolando con sapienza ironia e retaggi alchemici.
«Sono organi, certo. Ma sono anche piccole architetture in cui ritrovare ulteriori suggestioni – scrive Madaro nel catalogo della mostra -. Si compongono nello spazio, spesso a stretto contatto una con l’altra, per formare brandelli di altri possibili corpi. Sono gialle, spesso appariscenti nei verdi, blu, rosse carminio, arancio; talora hanno profili dorati, che conferiscono un’aurea ancor più sospesa nel tempo e nello spazio (l’archeologia dell’effimero); spesso vivono di equilibri e squilibri formali, alcune volte sono corpi autoportanti, altre vivono in una dimensione distesa, necessariamente in relazione con un supporto.
Spesso generano (o sono generati) da orifizi smaltati con altri colori, in un contrapporsi costante di complementarietà. Sono le sculture di Sabino de Nichilo, reliquie di mondi distrutti che egli costantemente aggrega, come corpi sfatti o palpitanti. E ogni volta – come questa volta – è una nuova occasione per verificarne le consistenze, nella pelle materica di una ceramica che contribuisce alla stessa genesi di questi lavori».