Con dichiarazione, pubblicata il 13 aprile a Ottawa dal Dipartimento del Global Affairs Canada, la Coalizione per la parità dei diritti (Erc) ha chiesto al Brunei di abrogare la pena di morte per stupro, adulterio, rapporti omosessuali sulla base delle nuove disposizioni del Codice penale entrate in vigore il 3 aprile.
Come noto, già a partire di marzo l’annunciata presa di posizione del sultanato del Sud-est asiatico ha scatenato una reazione mondiale da parte di politici, celebrità e organismi umanitari.
Nell’esprimere «profondo sgomento» per l’adozione di tali disposizioni sulla base della shari’a, 36 dei 40 Stati membro (tra cui anche l’Italia) hanno esortato «il governo del Brunei ad abolire le nuove pene e ad assicurare che qualsiasi misura introdotta sia coerente con gli obblighi e gli impegni internazionali del Paese in materia di diritti della persona».
Le disposizioni, entrate recentemente in vigore, hanno «ripercussioni negative – come dichiarato dai 36 Paesi – su molti gruppi vulnerabili del Brunei, comprese le persone Lgbti, donne e bambini» e «aumentano il rischio di discriminazione, persecuzione e violenza».
Fondata nel luglio 2016, sotto la guida di Uruguay e Paesi Bassi, a seguito della Conferenza mondiale di Montevideo sui diritti Lgbti e composta da 40 Stati membro, la Coalizione è attualmente copresieduta da Canada e Cile e collabora, fra l’altro, con agenzie delle Nazioni Unite.
Quattro soltanto i Paesi che non hanno cofirmato la dichiarazione: Ecuador, Honduras, Serbia, Ucraina.