Sabato 4 maggio, alle 16:00, si uniranno civilmente nell’elegante aula consiliare di Palazzo Mezzabarba, sede del Comune di Pavia, Davide Podavini e Giuseppe Polizzi. Al rito saranno presenti familiari e amici ma anche esponenti del movimento Lgbti italiano, tra cui l’ex parlamentare nonché direttore di Gaynews Franco Grillini e lo storico Giovanni Dall’Orto. Davide e Giuseppe hanno, infatti, anni alle spalle d’attivismo in Arcigay. A esso s’è congiunto l’impegno universitario e, per Giuseppe, quello politico in qualità di consigliere comunale e portavoce M5s presso il Comune di Pavia.
Per saperne di più li abbiamo raggiunti telefonicamente.
Davide e Giuseppe, si avvicina il gran giorno: come state vivendo la preparazione?
D. In modo allegro, caotico. Per fortuna abbiamo amiche e amici meravigliosi che pensano a tutto. Mi hanno pure regalato un viaggio a Ibiza. Sono appena tornato: mare, vento, pinete libertarie, vino. Direi che sono pronto.
G. Nella confusione più totale. Che è la costante della nostra vita. Ogni giorno ci ricordiamo una cosa che ci siamo dimenticati e la rimandiamo al giorno dopo (c’è tempo). Ma tanti amici ci stanno aiutando. A occhi aperti cerchiamo di immaginarci “che succederà”.
Un tale atto arriva dopo un percorso di vita insieme: come si è strutturato nel tempo il vostro rapporto e perché avete deciso di formalizzarlo?
D. Avevo capito che Giuseppe sarebbe stato il compagno della mia vita ben prima che decidessimo di unirci anche “formalmente”. Lui è allo stesso tempo la mia casa e la mia libertà, lui è una scelta ma è anche un destino. La nostra storia è stata un incessante cambio di stagione, fin dall’inizio. Abbiamo vissuto anche lunghi periodi di lontananza geografica, che hanno negato, ridiscusso, ridefinito quella quotidianità che avevamo costruito in altri momenti. Abbiamo vissuto tanti modi diversi di stare insieme, sperimentando, cercando di conoscerci attraverso la libertà. Abbiamo discusso tanto, ci siamo scontrati intimamente e politicamente.
Ciò che abbiamo di più bello, lo abbiamo costruito insieme.
Abbiamo deciso di sposarci per celebrarci un po’, per riunire gli amici spersi e fare festa, per darci un punto e continuare la pagina.
E anche perché abbiamo combattuto per i nostri diritti, e adesso ce li prendiamo, e poi perché l’unione civile è un atto pubblico, è uno dei modi che abbiamo per dire forte e chiaro che l’amore omosessuale è un amore felice, non una distorsione, non un errore.
G. Libertà, avere voglia di cambiare, accettare e poi rispettare lo spazio dell’altro. Se mi soffermo, dopo quasi quattordici anni di vita insieme, queste le prime cose che mi vengono in mente.
Alla luce dell’esperienza attivistica qual è il vostro giudizio sulla legge Cirinnà a tre anni, oramai, dalla sua promulgazione?
D. Mi sono sempre sentito a mio agio nella parte più libertaria del movimento Lgbt, ma ho creduto profondamente nella battaglia per il matrimonio egualitario. Principalmente per due ragioni: perché in ballo c’era l’eguaglianza, e non è una cosa da poco; e perché ero sicuro che la gioia di una comunità che si vede riconosciuta nei propri diritti, dopo secoli di persecuzione feroce, avrebbe spinto molto avanti la battaglia contro l’omofobia. La legge “Cirinnà” è stata importantissima perché ci garantisce diritti veri che prima non avevamo, ma l’eguaglianza non è stata raggiunta, restiamo in buona compagnia nella società dei diseguali.
G. Quando mi sono messo con Davide “unirci” non era fra le cose immaginabili. Poi “l’inimmaginabile” si è fatto “immaginabile” e infine “reale”. Le legge sulle unioni civili è merito della comunità LGBT* che negli ultimi quattro decenni si è mobilitata per i propri diritti. Ringrazio chi ci ha messo la faccia in tempi difficili, chi col proprio impegno ci ha regalato il futuro che oggi viviamo. Siamo al punto di “partenza”: non ci dobbiamo fermare finché le “unioni civili” non si chiameranno “matrimonio”. Il resto viene da sè.
Giuseppe, una domanda specifica per te: è nota la tua militanza all’interno del M5s, che è spesso sotto attacco da parte di componenti del movimento Lgbti per l’alleanza con la Lega, le cui posizioni in tema di persone Lgbti e minoranze sono ampiamente note. Come rispondi a tali critiche e ne hai tu stesso da muovere al M5s?
Quest’anno ho concluso il mandato da consigliere comunale, che mi ha consentito di realizzare una serie di politiche a favore della comunità Lgbt* (registro unioni civili, trascrizione matrimonio celebrato all’estero, contrasto bullismo omotransfobico); alcune di queste si stanno diffondendo in tutta Italia, come ad esempio le norme antidiscriminatorie per impedire eventi omotransfobici negli spazi urbani (adottate, fra l’altro, a Torino dalla sindaca Appendino, anche grazie all’impegno dell’assessore Marco Giusta). Per diversi anni, insieme a decine di altre persone, ho cercato di radicare le battaglie LGBT* dentro il M5s. Ho perso tanto e vinto poco. Quel poco ha però migliorato il benessere della comunità: “piccoli passi”, per cui rivendico il percorso compiuto all’interno delle Istituzioni. Per farne altri serve ora, e servirà di più in futuro, la mobilitazione di piazza, e io fra le Istituzioni e le piazza, fra il Palazzo e la comunità, ho scelto per ora di stare in piazza con la mia comunità.
Infine, nel progetto futuro di Giuseppe e Davide rientra anche quello della genitorialità?
D. No!
G. In caso, per adozione.