«Non mi fermeranno». Queste le parole pronunciate da Mokgadi Caster Semenya a commento della sentenza emessa ieri a Losanna dal Tas: respingendo il ricorso della mezzofondista sudafricana, il Tribunale arbitrale internazionale dello sport ha dato infatti ragione alla Iaaf, che vuole imporre un calo dei livelli di testosterone a chi come la tre volte campionessa mondiale e due volte campionessa olimpica sugli 800 metri è iperandrogena.
Il verdetto del Tas chiude una lunga querelle giudiziaria, ma non certo il caso politico. La prima immediata conseguenza – subito rimarcata dalla International Association of Athletics Federations – è che la mezzofondista sudafricana ha sette giorni di tempo per sottoporsi alla terapia ormonale che riporti i suoi livelli nel sangue sotto la soglia richiesta dalla stessa Federazione. Pena, l’esclusione dalla gara degli 800 dai prossimi mondiali di Doha a settembre.
In ogni caso il Tas non ha accolto del tutto le argomentazioni della Federazione: ha ammesso che la richiesta di terapia ormonale è «discriminatoria ma necessaria per ristabilire equità nelle gare femminili», ma non ha ritenuto che l’iperandroginismo sia un vantaggio anche nelle gare più lunghe degli 800, aprendo alla sudafricana le porte alla partecipazione nei 1.500 anche senza sottostare alla terapia ormonale.
«Mi hanno preso di mira da tempo, ma non mi hanno mai fermato. E non mi fermeranno neanche questa volta», ha detto Semenya, dichiraratamente lesbica e coniugata con Violet Raiseboya, le cui prestazioni avevano fatto discutere sin dai primi successi in campo internazionale.
Dopo la prima vittoria ai Mondiali, dieci anni fa, rivali e critici avevavo iniziato a urlare: «È un uomo», alludendo così che l’atleta avesse mentito sul suo sesso biologico
Allora la Iaaf chiese chiarimenti al riguardo e Semenya dovette sottoporsi a dei test, i cui risultati ovviamente non furono resi noti per motivi di privacy. Ma fu poi riammessa alle gare femminili. Emerse successivamente che era un’atleta DSD o iperandrogina: quindi, con testosterone a livello maschile.
Ora la decisione del Tas, contro la quale si è scagliata a sorpresa anche Martina Navrátilová. La leggenda del tennis, che a febbraio aveva infatti definito un “imbroglio” la presenza in gare femminili di atlete transgender (MtF), adesso invece definisce il verdetto contro Caster Semenya «tremendamente ingiusto nei suoi confronti e sbagliato in linea di principio. È orribile che ora debba assumere farmaci per essere in grado di competere. La questione delle atlete transgender rimane però irrisolta».