Non sono certamente molti a ricordare il peso che ha avuto nell’emancipazione della nostra cultura e del nostro immaginario collettivo, la personalità iconoclasta e asistematica di Mario Mieli, uno dei primi militanti ad opporsi, in maniera consapevole e fiera, al conformismo borghese e sessuofobico della società italiana degli anni ’70.
Un raffinato intellettuale e un grande precursore degli studi di genere che, dopo aver messo in crisi le convinzioni dei perbenisti servendosi della provocazione e della manifesta insofferenza per gli stereotipi, si suicidò improvvisamente nel marzo del 1983, appena trentenne, forse in seguito alle insopportabili ingerenze della sua “ingombrante” e ostile famiglia nella vicenda editoriale legata al romanzo. che era in procinto di pubblicare, Il risveglio dei faraoni.
Così, per rinverdire la memoria di un Paese troppo spesso distratto, la casa editrice Marsilio ha pubblicato una raccolta di scritti teorici e politici, articoli e interviste di Mario Mieli che, curata da Paola Mieli e Massimo Prearo col titolo La gaia critica. Politica e liberazione sessuale negli anni settanta. Scritti (1972-1983), è stata ieri presentata in anteprima nazionale presso la sede del Mit a Bologna.
Quando Einaudi pubblicò Elementi di critica omosessuale, Mario Mieli aveva solo 25 anni. È il 1977, apice in Italia di una mobilitazione politica mai vista prima, in cui le teorie su genere e identità sessuale vengono ancora viste con sospetto o considerate appannaggio esclusivo del movimento femminista.
Ecco perché l’opera di Mieli fece immediatamente scalpore, non solo per il linguaggio che mescidava terminologia accademica e gergo giovanile, ma perché per la prima volta l’omosessualità era rivendicata consapevolmente, come volano d’accelerazione dell’incipiente processo di liberazione. Mieli indicava come unica soluzione possibile alla “tirannia” del capitalismo, il riconoscimento di una sessualità fluida, in cui tutti fossero liberi di definire la propria identità e il proprio orientamento al di là dell’apparente alternativa binaria tra omosessualità ed eterosessualità offerta dalla norma comune, anticipando i temi su cui da lì a poco si sarebbero concentrati gli studi di genere.
Ma la teorizzazione di un «ermafroditismo originario e profondo di ogni individuo», in un’epoca in cui per la prima volta il privato diventava politico, non era frutto di soli studi accademici. Per dieci anni, prima e dopo la pubblicazione del suo libro più famoso, Mieli partecipò attivamente ai primi collettivi italiani per i diritti delle persone omosessuali, scrivendo recensioni e articoli con cui ha continuato fino all’ultimo ad approfondire il suo percorso personale e la sua visione radicale della società. il volume edito dalla Marsilio, raccoglie gli interventi più importanti, offrendo uno strumento indispensabile per comprendere la complessità e la ricchezza del pensiero di uno dei protagonisti più radicali della storia culturale italiana del secolo scorso.