C’era un laboratorio di drag kinging e drag queening con il duo Karma B e il drag king Pab de La Buena Passion che è stato vietato. C’era un convegno sui diritti dei migranti Lgbt+ e uno sulle nuove frontiere della lotta all’Hiv, incentrato sulla PrEP, che sono stati ritenuti “settoriali”. C’era un evento sulla sessualità delle persone disabili che è stato definito “non coerente con il resto”.
C’era un intero destival dal nome Stonewall – Festival Lgbtiqa+ che non è stato finanziato dall’ateneo romano di Sapienza, nell’ambito del bando per iniziative culturali e sociali organizzate da studenti e studentesse, a meno di modificarne struttura, programma e persino nome.
Ma alla fine, il collettivo Prisma e la lista di rappresentanza Link, lo hanno fatto lo stesso, rifiutando i soldi dell’ateneo e portando avanti, dal 7 al 13 maggio, gli eventi che avevano in programma di svolgere nella città universitaria.
L’ateneo romano aveva infatti richiesto che venisse cambiato il focus dell’evento, spostando l’attenzione sulla sola lotta per i diritti civili per non “settorializzarsi su migranti e Hiv” e non trattare il tema della disabilità.
Per le associazioni organizzatrici, tali modifiche avrebbero cambiato la sostanza del festival, incentrato su tematiche diverse, tutte legate all’ambito dell’affettività e delle identità sessuali, con l’intendo di dimostrare che odio e discriminazioni, di cui sono vittime le persone Lgbt+, sono in realtà profondamente legate e connesse con tutte le altre discriminazioni. Il festival, come spiegato dal suo stesso nome, ha celebrato i 50 anni dall’inizio dei Moti di Stonewall a New York, universalmente riconosciuti come l’inizio delle lotte da parte della nostra comunità per una società diversa.
Gli studenti e le studenti di Sapienza, dopo il divieto, non solo hanno svolto regolarmente il programma del festival (con la partecipazione ieri al presidio Sapienza antifascista – Nessun spazio ai fascisti!), ma hanno rilanciato, per il 17 maggio, Giornata internazionale della lotta all’omo-lesbo-bi-trans-afobia, la seconda edizione del Sapienza Pride, un corteo interno alla città universitaria che toccherà varie facoltà attivando centinaia di iscritti all’Università.
Lo slogan di quest’anno è chiaro ed efficace: Contro il sapere eteropatriarcale, liberazione queer e trasversale. A indicare, cioè, che i saperi devono essere liberi, critici e collettivi, e che non esiste lotta per il diritto allo studio, per l’università gratuita e per spazi accessibili, senza lotta a quelle norme eteropatriarcali che infestano le facoltà delle nostre università, declinando i saperi in chiave escludente per tutte le persone della nostra variegata comunità.