Il 27 aprile si è tenuto a Milano il convegno Dove eravamo, dove siamo, dove andremo in occasione del 25° anniversario di fondazione d’Agedo – Associazione di genitori, parenti e amici di persone Lgbt+.
Fondata da Paola Dall’Orto, madre dello storico e attivista Giovanni, e attualmente presieduta da Fiorenzo Gimelli a livello nazionale, l’associazione, nel corso di cinque lustri, è arrivata a comporsi di 24 comitati territoriali. Tra questi anche quello di Roma.
Ed è proprio con la presidente di Agedo Roma, Roberta Mesiti, che abbiamo cercato di fare il punto della situazione.
25 anni di fondazione di Agedo. Che cosa si prova a far parte di un’associazione che, pur esterna al movimento, ne è intimamente correlata?
Agedo è un’associazione che ha un forte legame con il movimento Lgbt+. Innanzitutto perché le nostre attività e le nostre rivendicazioni politiche sono mirate al benessere delle nostre figlie e dei nostri figli e figlie. In secondo luogo, perché collaboriamo in tutto il territorio nazionale con le realtà associative Lgbt+ presenti. Agedo ha una storia importante e prospettive future molto interessanti.
Quali sono queste prospettive?
Il futuro ci vedrà impegnati su temi importanti: intersessualità, varianza di genere, migranti Lgbt+, buone prassi nell’ambito del diversity management (collaboriamo con Parks – Liberi e Uguali), scuola (un tema a noi particolarmente caro, sin dalla fondazione della nostra associazione).
Agedo Roma, di cui è presidente, si trova ad affrontare delle sfide particolari dato il contesto particolare della capitale. La collaborazione con l’amministrazione capitolina e nei singoli municipi è migliorata o ci sono delle criticità?
Negli ultimi tre anni abbiamo collaborato con diversi Municipi in occasioni specifiche (Giornata Internazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia, la transfobia; Giornata della Memoria). Credo che manchi un impegno costante, durante tutto l’anno, nella progettazione comune di percorsi di sensibilizzazione e formazione nelle diverse realtà del nostro territorio.
Mi riferisco ai progetti educativi negli istituti scolastici per studenti, personale docente e non docente e genitori, alle formazioni specifiche per il personale della pubblica amministrazione, agli incontri di sensibilizzazione nelle realtà aggregative del territorio.
Lo scorso autunno abbiamo siglato un protocollo di intesa nel V° Municipio per il contrasto alla violenza di genere che si è tradotto in interventi formativi presso alcune strutture ospedaliere e scolastiche. Auspico che questi percorsi siano replicabili in altri Municipi. Credo che sia importante un lavoro capillare, sistematico, supportato e stimolato dall’amministrazione capitolina.
Alla luce della sua esperienza che cosa direbbe a una mamma, che non riesce ad accettare il coming out del proprio figlio/a?
Direi che è abbastanza comune sperimentare delle difficoltà inizialmente. Il coming out é un atto di fiducia e un bisogno profondo di riconoscimento, di autenticità, di benessere. Queste richieste non possono essere ignorate, anzi rappresentano una possibilità di rinforzare i legami familiari.
In questa prospettiva, suggerirei di contattare Agedo, che offre gratuitamente e volontariamente dei percorsi di sostegno alle famiglie (gruppi di auto mutuo aiuto, gruppi guidati da professionisti, formazioni, ecc).