Lilith Primavera performer, attivista Lgbtqi, femminista, è cresciuta nella periferia romana. Dopo i 18 anni si è trasferita per un periodo a Londra, dove entra in contatto con l’ambiente underground e queer tipico degli anni ’90. Qui sviluppa una consapevolezza critica che le sarà necessaria nell’analizzare il suo futuro impegno politico e attivismo.
Per saperne di più l’abbiamo raggiunta telefonicamente.
Facciamo un passo indietro: chi è Lilith Primavera?
Lilith Primavera sono io: una persona tra le tante che vive seguendo il suo sogno! Sono una donna nata maschio. Quindi, per definirmi posso dire che sono riccia, rock, romantica, roccia e un pò trans. Si può dire trans? C’era una canzone di Giulia Anania e di HER, la mia amica violinista, che mi faceva troppo sorridere e faceva il verso a Luca era gay di Povia. Mamma mia, che orrore quella canzone! E loro avevano realizzato la risposta super rainbow Lucky era gay.
Dunque ci tengo anche a dire a tutte le persone, che stanno leggendo, che mi scontro e mi batto contro l’inclusione differenziata che viene fatta nei media oggigiorno: non mi sta bene che le realtà multisfaccettate delle individualità non omologate ai canoni estetici e sociali più comuni e ordinarie vengano mostrate solo finchè restano confinate nella sfera del Freak e del fenomeno da baraccone: siamo favolose e vogliamo andare dove ci pare senza essere etichettate! Soprattutto in un momento storico in cui le definizioni e gli immaginari che ci vengono costruiti attorno sono morbosi e per niente oggettivi e vanno a creare stigma pesante che può influenzare malamente le nostre vite di ogni giorno. Vi pare? Allora, in primo luogo sono donna, poi sono tante altre cose e le Terf, femministe transescludenti, loro per prime dovrebbero farsene una ragione: ci sono donne lesbiche, donne infibulate, donne nane, donne ricce, donne diversamente abili, donne trans, etc. e stiamo tutte sulla stessa barca. Questo è il mio modo di essere femminista. Che ne dite? Si può fare?
Tu ami definirti attivista Lgbtqi. Quando e perché inizia questa tua esperienza? E in che modo cerchi di coniugarla con la tua musica e le tue performance?
Sì, sono una attivista Lgbtqi, perchè non mi tiro indietro e ci metto la faccia per combattere le ingiustizie sociali. Come? Organizzando serate inclusive e trasversali di musica e canzoni per favorire la socialità in carne ed ossa alla faccia dei ghetti in cui ancora c’è chi ci vorrebbe veder chiusi, e allora sono dj e propongo un karaoke a settimana per sfogarci con le ugule cantando come ci pare. Ho iniziato nel quartiere in cui ho scelto di vivere, a Roma, il Pigneto, nei circoli arci e nei club e adesso mi capita di essere invitata anche per trasferte in altre città e festival. Quando ho iniziato con le mie performance era il 2008 e facevo cose di situazionismo e movimento corporale, come le avanguardie femministe degli anni ’70, per intenderci. Sono stata in tour in giro per l’Europa con gruppi punk di musica elettronica e mi sono aperta alla musica come possibilità di espressione e adesso ho i miei progetti da cantante e scrivo canzoni e faccio i miei live che mi danno tanta soddisfazione.
A proposito dell’inclusione differenziata, non avete idea delle difficoltà di fare arrivare i miei progetti fuori da una cerchia underground! Ma non demordo! E sono molto contenta di essere stata invitata ad un festival tutto al femminile che coinvolge artiste da tutta Europa e non solo per promuovere cultura, arte in tutte le sue sfaccettature e quest’anno andrà a supportare il collettivo Kouni Mra!, per la realizzazione di un festival di arte al femminile in Marocco.
Hai avuto varie esperienze e collaborazioni artistiche: qual è quella che ti ha dato di più aiutandoti a crescere professionalmente?
Sono circondata di persone che fanno teatro, cinema, musica e sono super stimolata. Per esempio, il nuovo singolo Nuda è prodotto dal mio partner in crime Impy, dj e producer con cui organizzo una serata (U-Kabarett) di musica elettronica techno (anche con la dj Lady Maru) e di musica trash, revival, coatta, e da Matteo Gabbianelli, il frontman dei Kutso, che conobbi poco dopo la sua partecipazione a Sanremo nel 2015 con Elisa. Il pezzo che abbiamo fatto insieme spacca! Poi il videoclip me lo hanno fatto due registi fighissimi: Andres Arce Maldonado e Chloè Borreau, che hanno apportato la loro cifra stilistica super e valorizzzato la storia che racconto nella canzone: dunque sono molto soddisfatta.
Nel 2018 sei stata una delle protagoniste del documentario Linfa di Carlotta Cerquetti sulla scena musicale e underground che si muove nella zona del Pigneto. Potremmo definirlo un documentario queer?
Linfa di Carlotta Cerquetti è un film documentario che racconta la scena musicale e artistica di Roma Est, tutta al femminile, ed è, sì, super queer. Siamo tante donne tutte diverse, ognuna accomunata dal desiderio di esprimere la propria energia vitale attraverso musica, teatro, poesia: siamo delle Resistenti e lo facciamo ballando, cantando, costruendo e battendoci per la nostra realtà che, come dice Maria Violenza, una delle protagoniste del doc, non è quella a cui molte persone sono abituate, ma che è la vita di tante persone.
Il 1° giugno ti vedremo su Rai3 nel documentario Io sono Sofia di Silvia Luzzi. Puoi raccontarci o anticiparci qualcosa?
Io sono Sofia è un film che segue il percorso di una ragazza transessuale, che sta per partire per la Thailandia per fare l’intervento ai genitali. Io sono nel film in un paio di scene, in cui mi relaziono con la protagonista, Sofia. Silvia Luzi è una regista formidabile e molto apprezzata e premiata anche a livello internazionale: il suo film Il Cratere è stato premiato in tutto il mondo. Sono molto curiosa di Io sono Sofia, che ancora non ho visto nemmeno io.
Un ultima domanda prima di salutarci. Il 28 giugno di quest’anno si commemoreranno i 50 anni dei moti di Stonewall: cosa potrebbe o dovrebbe fare il movimento Lgbtqi per essere più efficace nelle sue battaglie?
Io il 28 giugno sono stata invitata al Femm Brutal Fest di Barcellona, di cui ho parlato prima, ma quest’anno sono contenta di essere stata a Verona, lo scorso marzo alla manifestazione enorme di #NonUnaDiMeno in contestazione del Congresso mondiale delle famiglie. Come detto da Porpora Marcasciano, quello è stato anche davvero un gran bel Pride! E dunque spero bene che anche nel movimento ci sia sempre più inclusione trasversale e che ci si supporti nelle differenze valorizzando i punti in comune che abbiamo, senza dimenticare mai l’autodeterminazione di ogni soggettività e senza mai voler sovradeterminare chicchessia. Siamo molto di più di una lettera: dunque rivendichiamoci il nostro essere Lgbtqi+ e non dimentichiamoci mai di restare umani.
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