Candidata alle comunali di Capaccio Paestum nella lista Adesso Capaccio Paestum (facente parte della coalizione che sostiene Italo Voza quale sindaco), Ottavia Voza è architetta e archeologa. Docente a contratto di Restauro presso la Scuola di Specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Salerno, ha pubblicato saggi di pregio, tra cui è da menzionare Parco Archeologico di Paestum. Studio di fattibilità (Pandemos, Paestum 2008).
Ma quello di Ottavia è un nome che rimanda anche all’attivismo Lgbti. È stata infatti presidente di Arcigay Salerno mentre in Arcigay Nazionale (2012-2018) ha ricoperto l’incarico di responsabile per le Politiche Trans.
Ottavia, che cosa l’ha spinta a candidarsi a consigliera comunale?
La consapevolezza che era giunto il momento di mettere al servizio di una comunità, della mia comunità, il lungo lavoro che ho portato avanti nei decenni passati nel campo della progettazione urbana, del recupero dei centri storici e dei beni monumentali e paesaggistici, e soprattutto il profondo amore che mi lega alla mia terra. In particolare per il territorio in cui sono candidata ho redatto e pubblicato diversi piani e progetti di recupero, per il Centro storico in collina e per il Parco archeologico della città antica di Poseidonia-Paestum.
La spinta decisiva è stata tuttavia la formazione di una coalizione di persone giovani, capaci, con spiccate professionalità, completamente svincolate dalle logiche clientelari ed affaristiche che hanno costituito in passato un freno allo sviluppo di un territorio con eccezionali potenzialità.
Su cosa punterà in questi ultimi giorni di campagna elettorale?
Continuerò, come ho fatto finora, a porre l’accento sui temi che abbiamo messo al centro del programma politico della coalizione: lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente, il primato della Cultura, la democrazia partecipata e la messa in valore dei beni comuni. Mi rendo conto che può sembrare un’affermazione un po’ scontata, ma siamo vittime, qui come altrove, della tendenza a ridurre la campagna elettorale, che dovrebbe costituire il massimo momento dell’espressione democratica di una Comunità, ad una conta basata su clientele, apparentamenti e convergenze di interessi particolari.
Considero invece questo “esercizio di democrazia” un importante momento di crescita civile e culturale di una intera comunità, con l’obiettivo di pensare e agire allo stesso momento globalmente e localmente. Per mettere in moto un processo in cui ogni progetto, dalla grande opera al piccolo intervento di rifunzionalizzazione, deve essere inserita all’interno di un quadro organico di medio e lungo periodo. Tradizionalmente questo non accade, ed ancora oggi si riduce l’esercizio della politica amministrativa locale ad una sterile ed improduttiva sommatoria di poche grandi opere, il cui obiettivo spesso è la visibilità di chi le propone (ed è il viatico migliore per la realizzazione di cattedrali nel deserto che quasi sempre lasciano alle comunità le macerie di pesanti eredità in termini di indebitamento) o peggio la rincorsa ad opportunità di finanziamento estemporanee ed improvvisate.
Da architetta-archeologa che cosa crede ci sia da fare per la tutela di un patrimonio come quello di Paestum?
Tutela e valorizzazione sono due prassi inscindibili, la nuova frontiera della tutela è nella capacità di individuare processi virtuosi in cui la salvaguardia del patrimonio, la sua fruizione da parte non solo dei turisti, le attività di ricerca scientifica sono strettamente interconnesse e correlate ai processi di sviluppo economico. Per questo occorre mettere in atto un approccio radicalmente diverso alle politiche culturali, che devono diventare il fulcro di tutte le azioni di governo. Tutti gli studi recenti condotti dall’OCSE sull’impatto della cultura nelle economie locali hanno determinato che la cultura contribuisce a diversificare l’economia, contribuisce alla rigenerazione urbana, a rafforzare l’identità culturale e la diversità locale, a sostenere la coesione locale e l’integrazione dei gruppi emarginati, a promuovere le regioni rurali come destinazioni da visitare ed in cui vivere, lavorare e investire.
È evidente che un patrimonio come quello della città antica di Paestum, riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità, deve avere un ruolo centrale in questo processo. Paestum non è solo “la città dei Templi”, i monumenti che hanno maggiormente attratto l’interesse e l’ammirazione di studiosi e visitatori provenienti da ogni parte del mondo. Paestum costituisce uno dei pochi luoghi in cui la città antica, nel suo insieme costituito dalle fortificazioni, dalle relazioni tra spazi pubblici, religiosi e residenziali, può essere raccontata e fruita in tutta la sua complessità, al suo interno e nelle relazioni con il suo paesaggio. Questa dunque è la direzione verso cui dovrà essere rafforzata ed ampliata la fruizione del patrimonio archeologico di Paestum, e questo il campo in cui sarà di fondamentale importanza la collaborazione tra l’Amministrazione Comunale e il Parco Archeologico.
I temi Lgbti sono presenti nel suo programma elettorale?
Il tema nel programma viene affrontato in un’ottica intersezionale, essendo programmate diverse attività nell’ambito delle politiche sociali, compresa l’attivazione di una Casa delle Donne e l’avvio di iniziative ed azioni concrete di contrasto alla violenza di genere. Attività monitorate attraverso la redazione di un bilancio di genere, all’interno del più generale bilancio sociale.
Infine, che cosa significa per una donna trans e attivista candidarsi in un Comune del Sud?
Io non ho mai considerato la mia esperienza trans come un processo che dovesse condurmi ad una “normalizzazione” e dunque ad una sorta di invisibilità. Cosa tra l’altro impossibile se decidi di restare in un piccolo paese dove hai condotto una cospicua parte della tua esistenza conformemente al genere che ti è stato assegnato alla nascita.
Mi sembra che la trasparenza di questa esperienza abbia prodotto all’interno della mia Comunità un sentimento di stima e di generale e naturale inclusione da una parte, ed abbia contribuito da un’altra parte alla migliore comprensione del fenomeno culturale e politico dell’esperienza trans. Sarebbe forse esagerato dire che non ho avuto problemi all’inizio, problemi che si sono tradotti nella complessità delle relazioni sociali in limitati contesti, prevalentemente ristretti all’ambito professionale.
La candidatura mi ha permesso di ampliare notevolmente la rete delle relazioni sociali all’interno della comunità, e questo, aldilà della mia condizione identitaria, costituisce un indubbio arricchimento. Bisogna aggiungere tuttavia che non sempre le esperienze trans MtF, FtM o non binarie con cui mi sono confrontata qui ed in altri contesti simili nel corso del mio attivismo sono vissute con la medesima serenità. È ancora fortissimo lo stigma verso le persone più giovani e meno attrezzate, per età e bagaglio complessivo, che sperimentano isolamento e difficoltà di integrazione a tutti i livelli. Io spero che il passaggio della mia candidatura possa ulteriormente contribuire alla migliore inclusione sociale di queste persone.