Classe 1974, il piemontese Daniele Viotti punta a un secondo mandato da eurodeputato. Nel corso dell’ultima legislatura si è soprattutto occupato di lavoro giovenile, piccole e medie imprese, questione migratoria. Notevole il suo impegno a tutela delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex nelle vesti co-presidente dell’intergruppo per i diritti Lgbti.
L’abbiamo raggiunto a due giorni dal voto.
Onorevole Viotti, ci si avvicina al 26 maggio. Come ha vissuto questi ultimi giorni di campagna elettorale?
Li ho vissuti in giro per il territorio, macinando km, incontrando persone, come ho fatto per tutta la campagna elettorale. E, a dire il vero, come ho fatto in tutti e cinque gli anni. È stata una campagna bellissima, arricchente. Certo, fisicamente faticosa perché sono candidato nel collegio più grande d’Europa che comprende quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Liguria. Ma siamo in dirittura d’arrivo e questi sono i momenti in cui non bisogna mollare.
Quale il suo programma che intende realizzare qualora eletto?
Il mio programma elettorale parte da un concetto, quello della #rEUvolution. Nel mese di marzo ho lanciato una provocazione “Facciamo la rivoluzione?”. Sì, perché undici anni di crisi hanno lasciato strascichi pesantissimi in tutto il Continente, la crisi economica è diventata sociale, minando alle fondamenta le sicurezze di milioni di cittadini europei, facendo della precarietà la cifra di questo tempo. La sfida che oggi abbiamo davanti, con queste elezioni, è un cambio di rotta che metta al centro le persone, la loro vita, i loro bisogni. È tornare a pensare in grande per costruire una società all’insegna della giustizia sociale, del benessere di tutte e tutti, che non lasci indietro nessuna persona. Ho immaginato alcune delle tappe di questa #rEUvolution: diritti, giovani, lavoro e ambiente. Per disegnare un’Europa migliore, sociale, per i giovani e sostenibile. Per quanto riguarda i diritti mi sono posto cinque obiettivi: eliminare la povertà infantile con il programma “Garanzia per l’infanzia” (da relatore al bilancio generale dell’Ue ho inserito un’azione preparatoria di 15 milioni di euro per iniziare questo percorso, una conquista che vorrei vedere fruttare); lottare per i diritti delle persone lgbti in tutta Europa e nel Mondo; definire un piano europeo per la parità di salario tra uomini e donne; non votare accordi commerciali con Paesi che non rispettino i diritti civili e umani, creare un’Europa accessibile per tutte e tutti.
Per i giovani le direttrici sono principalmente tre: ampliare la “Garanzia Giovani” con più formazione e più opportunità di lavoro, promuovere un Erasmus+ alla portata di tutte e tutti, aumentare i fondi di Horizon Europe per promuovere la ricerca e le imprese innovative. Sul tema del lavoro in questi cinque anni di mandato ho seguito il dossier per stanziare un miliardo e mezzo di euro per la tutela dei posti di lavoro e per inserire i lavoratori in percorsi di aggiornamento professionale o pensionamento anticipato per Whirlpool, Almaviva e Alitalia. Ho seguito da vicino le vicende di Embraco, Polioli, Pernigotti, Comdata. Da questa esperienza ho formulato almeno tre direttrici su cui lavorare: creare un’assicurazione europea contro la disoccupazione, contrastare la concorrenza sleale tra Paesi membri e approvare una direttiva europea sulla responsabilità sociale d’impresa. L’ambiente sarà l’altro tema centrale del mio prossimo mandato, se verrò rieletto: destinare il 30% del bilancio europeo alla lotta ai cambiamenti climatici, arrivare a un’Europa a zero emissioni e investire sul trasporto pubblico locale europeo.
I diritti delle persone Lgbti restano a suo parere una priorità da tutelare e promuovere al Parlamento Europeo o è già troppo quanto finora conseguito?
I diritti delle persone Lgbti sono una priorità da tutelare e promuovere al Parlamento Europeo. Durante questa legislatura abbiamo compiuto grandi passi avanti nel rispetto dei diritti delle persone Lgbti, ma questo non è sufficiente. Con grande orgoglio ho guidato, prima con Ulrike Lunacek e poi con Terry Reintke, il più grande intergruppo presente al Parlamento europeo, portando all’attenzione situazioni di grave pericolo per le persone omosessuali, come quelle in Cecenia, partecipando a iniziative in giro per il mondo, come al pride di Istanbul e alla prima conferenza sui diritti Lgbti in Tunisia.
In qualità di co-presidente dell’Intergruppo per i diritti Lgbti del Parlamento europeo, ho avuto la possibilità di lavorare con 13 Commissioni differenti per sensibilizzare gli eurodeputati sulle questioni Lgbti e promuovere il rispetto dei diritti di tutti. Grazie all’azione dell’intergruppo abbiamo adottato più di 100 testi Lgbti-friendly, incluse 77 relazioni e 49 risoluzioni. Con il supporto dell’intergruppo sono state presentate 161 interrogazioni (scritte e orali) alla Commissione europea, al Consiglio e al Servizio europeo per l’azione esterna.
Tra i diversi testi approvati, uno di quelli di cui vado più fiero è sicuramente la prima risoluzione sui diritti delle persone intersessuali, votata lo scorso febbraio, che denuncia le violazioni dei diritti umani delle persone intersessuali e chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di intervenire per garantire l’integrità fisica, l’autodeterminazione e l’autonomia dei bambini intersessuali. Sempre grazie all’azione dell’intergruppo, il Parlamento ha potuto approvare, nel febbraio scorso, l’Elenco di Azioni per far progredire l’uguaglianza delle persone Lgbti presentata dalla Commissione. Sono state condannate le terapie di conversione nella risoluzione votata a gennaio sulla Situazione sui diritti fondamentali all’interno dell’Unione europea nel 2016 ed è stato garantito il riconoscimento legale di genere basato sull’autodeterminazione per le persone transessuali. Tutto questo però non è sufficiente.
Nonostante le conquiste ottenute in questi cinque anni, il lavoro da fare è ancora molto. In primo luogo, i diritti delle persone Lgbti non sono tutelati in modo uniforme in tutta Europa e questo è inaccettabile. Stiamo parlando di diritti umani e l’Unione Europea non può permettersi di non salvaguardare i diritti umani in tutti gli Stati Membri. La strada da percorrere per il pieno rispetto dei diritti delle persone Lgbti è ancora lunga: penso ad esempio all’adozione della Direttiva orizzontale anti-discriminazione che è bloccata in Consiglio da ormai dieci anni o al fatto che i diritti delle persone transessuali non siano sufficientemente rispettati, considerato che ancora oggi la sterilizzazione è un requisito per il riconoscimento giuridico del genere in 8 Stati membri e 18 Stati membri richiedono una diagnosi di salute mentale. Ancora, si dovranno fare passi avanti anche per tutelare i diritti delle persone intersessuali poiché ancora in 21 Stati membri i bambini intersessuali vengono sottoposti ad interventi di “normalizzazione” sessuale. Al riguardo penso che sia necessaria un’armonizzazione della legislazione degli Stati membri: l’esempio è quello della legislazione portoghese e di quella maltese che proibiscono gli interventi chirurgici. Le identità intersessuali devono essere depatologizzate in tutti gli Stati membri e le persone intersessuali devono beneficiare dei più alti standard di salute previsti nella Carta delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo.
Infine, nel campo del diritto di asilo, il recepimento dell’art. 10 della Direttiva sulla richiesta di asilo per le persone Lgbti perseguitate è ancora difficoltoso, come dimostra il caso del ragazzo iraniano gay e cristiano a cui è stato negato il riconoscimento dello status di rifugiato nonostante fosse perseguitato nel Paese d’origine e per il quale ho presentato un’interrogazione scritta alla Commissione europea con la collega Pina Picierno.
Come giudica l’avanzata delle destre sovraniste per la stabilità della Ue?
Stiamo assistendo ad un’avanzata dell’estrema destra non solo in Italia, ma in tutta Europa. Viviamo un periodo nel quale la paura è diventato il principale strumento che i partiti utilizzano per guadagnarsi un po’ di consenso. Una paura che nasce dall’incertezza per il domani, per la crisi del mercato del lavoro, per gli assetti geopolitici e, in questo contesto, i sovranisti urlano forte soluzioni molto semplici e semplicistiche. Per la prima volta, in queste elezioni, sono in gioco la tenuta e gli sviluppi del processo di integrazione europea e degli stessi assetti democratici. Queste elezioni rappresentano una sfida tra coloro che vogliono rendere più debole l’Unione Europea e coloro che vogliono riformarla, per renderla più forte, democratica, partecipata e vicina ai cittadini.
L’Europa ha bisogno di una nuova guida per respingere i nazionalismi, puntando su un lavoro di qualità per i suoi cittadini, sulla tutela dell’ambiente, sulla sicurezza sociale e sulla lotta alle disuguaglianze. I nazionalisti stanno mettendo a repentaglio i progressi del passato e i valori europei, dobbiamo fare in modo che questo non accada.
Salvini a piazza Duomo a Milano ha brandito rosari e invocato santi ma attaccato il Papa. Da laico come valuta ciò?
Da laico credo che il ministro Salvini non avrebbe dovuto usare i simboli della fede durante il suo comizio coi sovranisti. Il ministro degli Interni non deve affidare niente e nessuno al cuore immacolato di Maria, ma lavorare. È in costante campagna elettorale, mentre avrebbe un grandissimo lavoro da fare. Io nutro comunque qualche dubbio sul fatto che Salvini abbia davvero appreso gli insegnamenti cristiani: lasciar morire le persone in mare o tenere segregate le persone in una nave attraccata alle nostre coste, dopo giorni di incertezza, non credo sia in linea con il fatto di essere umani, innanzitutto, e di essere cristiani, poi. Io sulla Diciotti sono andato, sono stato a Bardonecchia a vedere le persone attraversare i confini nella neve coi piedi scalzi e vi assicuro che non c’è nessuna necessità di una strumentalizzazione religiosa per coprire il suo poco rispetto dei diritti umani in altri contesti.
Infine, anche lei ritiene che votare domenica partiti come La Sinistra – che non raggiungerebbe il 4% – sia un disperdere voti da far convergere piuttosto sul Pd?
Io non credo nel cosiddetto “voto utile”. Ogni volta che si esprime un voto a un partito democratico, progressista e di sinistra è un gesto nel solco della Liberazione. Quello che mi permetto di far notare, nel totale rispetto delle scelte personali, è che, in queste elezioni, si possono esprimere le preferenze e questo consente di scegliere all’interno delle liste i candidati che più rappresentano i propri valori e i propri ideali.