Il 24 maggio, presso il Tribunale di Torino, sì è svolta l’udienza del processo a Silvana De Mari che deve rispondere dell’accusa di diffamazione ai danni del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
Durante l’udienza la giudice Giulia Marzia Locati ha ribadito più volte che “l’imputato del processo non è Mario Mieli” e, in relazione alla testimonianza dell’ex presidente del Mieli Mario Colamarino, ha respinto alcune domande dell’avvocato difensore Fabio Candalino che riguardavano la figura storica di Mieli e alcune frasi del libro “Elementi di critica omosessuale”, spiegando che a suo parere non erano pertinenti col tema del processo. Aspetto, quest’ultimo, che la giudice ha dovuto ricordare anche all’avvocato di parte civile, Michele Poté, quando stava chiedendo a Silvana De Mari se fosse a conoscenza di condanne di Mieli, morto suicida nel 1983.
In tale ottica sono da ricondursi anche le dichiarazioni dell’ex senatore Carlo Giovanardi che, audito quale testimone a discarico di Silvana De Mari, ha dichiarato di considerare il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli “responsabile della diffusione delle idee di Mieli, attivista gay morto suicida nel 1983 e autore del libro Elementi di critica omosessuale che contiene alcune frasi su pedofilia, necrofilia e coprofilia”. Giovanardi ha anche dichiarato che: “Come parlamentari ritenevamo inaccettabile che ci fossero fondi pubblici destinati a un circolo che si richiama a chi inneggia pubblicamente alla pedofilia”.
Raggiunto da Gaynews, Sebastiano Secci, presidente dell’associazione romana, ha così commentato: “L’udienza di venerdì ci ha dato riprova, qualora fosse ancora necessario, della bontà delle nostre rivendicazioni e della necessità di agire in giudizio per tutelare la dignità e la storia politica del Circolo Mario Mieli. Aspettiamo l’esito del processo ma confidiamo nel suo esito positivo”.
Il 14 dicembre scorso Silvana De Mari era stata condannata, sempre dal Tribunale di Torino, a una multa di 1.500 euro al termine di un processo, in cui era accusata di diffamazione ai danni della collettività Lgbt La denuncia era stata sporta dal Coordinamento Torino Pride, parte civile nel procedimento con Rete Lenford.