Abusi di potere, umiliazioni, bullismo, discriminazione. Queste le accuse che, emerse da un rapporto interno ordinato dal segretario generale Kumi Naidoo, sono costate le poltrone già a cinque dei sette top manager di Amnesty International.
L’indagine era stata predisposta dopo che due dipendenti si erano suicidati, lo scorso anno, nelle sedi di Parigi e Ginevra. Nel maggio 2018 il 65enne Gaetan Mootoo si era tolto la vita, nella capitale francese, lasciando una lettera nella quale denunciava il troppo lavoro e di essersi sentito «abbandonato e rifiutato». A sole sei settimane di distanza si era uccisa la 28enne Rosalind McGregor, che lavorava nell’ufficio di Ginevra.
Realizzato dal KonTerra Group con l’aiuto di un team di psicologi, il rapporto è frutto di colloqui con quasi 500 dipendenti di Amnesty.
Da più parti sono stati esempi dettagliati di episodi di bullismo subiti da parte di dirigenti. Alcuni hanno rivelato di essere stati sminuiti e insultati durante le riunioni con frasi come: «Sei una merda! Dovresti andartene. Se resti, la tua vita diventerà un incubo». Altri hanno denunciato discriminazioni di genere e ai danni dello staff Lgbt.
Un «clima tossico» che, secondo il rapporto, esiste dagli anni ’90. Il sindacato Unite, che rappresenta centinai di impiegati di Amnesty in tutto il mondo, ha rivelato che uno su tre ha confessato di «essere stato bullizzato o trattato male» dal 2017 a oggi.
Le dimissioni sono arrivate solo negli scorsi giorni a tre mesi dalla pubblicazione del rapporto. Ma, invece di calmare le acque, hanno scatenato una nuovo polemica. Secondo il britannico Times, infatti, ai dirigenti sarebbero stati concesse «liquidazioni generose». Affermazione, però, smentita da un portavoce dell’organizzazione.
Amnesty non è la prima organizzazione per i diritti umani a essere finita nella bufera.
Lo scorso anno la britannica Oxfam era stata investita da uno scandalo per le molestie sessuali da parte di alcuni dipendenti ad Haiti durante la ricostruzione post-terremoto del 2010. Poco tempo dopo era stata la volta di Save the Children.