Una marea arcobaleno quella che ha invaso Roma oggi pomeriggio. 700.000 persone, 25 carri, innumerevoli striscioni e bandiere mescolate a quelle arcobaleno. Ma un’unica voce quella che si è levata oggi da Roma Pride: una voce di orgoglio ma anche di resistenza e reazione nel genuino spirito di Stonewall, dei cui moti ricorre quest’anno il 50° anniversario.
Reazione a ogni forma di discriminazione, di moralismo, di fascismo.
«Siamo 700.000 – ha commentato Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride -. I tempi sono sempre più scuri. Un ministro della Lega ha detto che le famiglie arcobaleno non esistono, Di Maio che la famiglia è fatta solo da un padre e una madre. Oggi con il nostro arcobaleno argineremo queste istanze oscurantiste».
Gli ha fatto eco Gianfranco Goretti, presidente delle Famiglie arcobaleno, anche lui dietro allo striscione del Coordinamento Roma Pride con la madrina Porpora Marcasciano (presidente onoraria del Mit), Nicole De Leo (presidente del Mit), Vladimir Luxuria (neodirettrice del Lovers Film Festival di Torino), Leila Pereira (presidente di Libellula), Rossana Praitano e Vanni Piccolo, ex presidenti del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli.
Subito dopo lo striscione delle associazioni trans con la scritta Stonewall. Le persone trans prendono la parola. Inequivocabile riferimento al ruolo protagonistico avuto da Sylvia Rivera e Marsha P Johnson ai moti del ’69 e al successivo misconoscimento delle stesse da parte del movimento che, come rilevato giorni fa dallo stesso sindaco di New York Bill De Blasio, «ha poi voltato loro le spalle e alla causa trans».
Presenti anche componenti della classe politica: da Monica Cirinnà e Massimiliano Smeriglio del Pd a Riccardo Magi di +Europa fino ad Alessandra Maiorino, vice capogruppo M5s al Senato.
Per Roma Capitale, invece, il vicesindaco Luca Bergamo ma l’assenza della sindaca Virginia Raggi è stata fortemente contestata e criticata.
Ma i principali attacchi sono stati rivolti a Simone Pillon, Giorgia Meloni e, soprattutto, Matteo Salvini con cartelli e slogan intonati contro.
«Io penso che alla fine vinceremo noi – ha dichiarato Vladimir Luxuria – anche uno come Salvini che si è gonfiato d’odio prima o poi si sgonfierà».
Un gruppo di attivisti irpini, infine, ha pensato di rispondere al Cuore Immacolato di Maria, invocato dal ministro dell’Interno a Milano, con la benedizione della Madonna di Montevergine, protettrice dei femminielli.
Salvini è apparso così truccatissimo nel fotomontaggio di un cartellone, schiacciato sotto il piede di Mamma Schiavona come l’iconografico demonio. In alto la didascalia Salvici tu con la ‘N’ sbarrata.
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