Dopo la prima votazione del 24 maggio (6 contrari e 5 favorevoli), la Corte Suprema del Brasile ha ieri definitivamente criminalizzato l’omotransfobia equiparandola al razzismo. Il Paese sudamericano è divenuto così il 43° a considerarla reato .
Con 8 voti favorevoli e 3 contrari (Dias Toffoli, Marco Aurélio e Ricardo Lewandoski) i giudici hanno sentenziato che chi attua condotte discriminatorie omotransfobiche dovrà essere momentaneamente perseguito sulla base della legislazione vigente per gli atti di razzismo.
Misura provvisoria che sarà da adottare fino all’approvazione da parte del Congresso di una normativa specifica.
Nel commentare il verdetto durante un incontro dell’Assembleia de Deus a Belém, il presidente Jair Bolsonaro si è chiesto se «non sia giunto il momento di un evangelico nella Suprema Corte». Ha quindi aggiunto: «Lo Stato è laico, ma noi siamo cristiani. Rispettiamo la maggioranza e la minoranza, ma il Brasile è cristiano».
Durissimo il presidente della Camera dei Deputati, Rodrigo Maia, che ha criticato la posizione della Corte di inquadrare autonomamente l’omofobia come razzismo senza una legge del Congresso.