La scrittrice femminista canadese Meghan Murphy ha perso la sua causa contro Twitter. Il suo account resterà definitivamente chiuso a causa dei numerosi tweet transfobici.
Le opinioni di Murphy sulle questioni T sono consentanee a quelle delle Terf (femministe radicali trans escludenti) che di fatto, discriminano le persone trans.
La scrittrice aveva fatto causa a Twitter per aver bloccato il proprio account a seguito di alcuni tweet, accusando la società di violazione di contratto e limitazione della libertà d’opinione.
Ma un tribunale di San Francisco ha, invece, sentenziato, il 15 giugno, che sulla base delle Communications Decency Act i servizi di rete sociali non possono essere considerati editori o responsabili di quanto pubblicato dai propri follower. Pertanto possono intervenire di diritto a limitare temporaneamente o a chiudere definitivamente quegli account che violano gli standard community.
L’account di Megan Murphy era stato temporaneamente bloccato il 15 novembre 2018 con la richiesta di eliminare i tweet transfobici perché in aperta violazione con la politica di condotta del social network, che annovera espressamente quali atti d’odio il «misgendering o deadnaming verso le persone transgender».
In generale, Twitter proibisce anche di bersagliare individui con messaggi ripetuti. La politica vieta anche i contenuti che intendono disumanizzare, degradare o rafforzare stereotipi negativi o dannosi su una categoria di persone.
I tweet incriminati di Megan Murphy risalivano rispettivamente all’11 e 15 ottobre 2018. Il primo recitava Gli uomini non sono donne, il secondo Qual è la differenza tra un uomo e una transessuale?.
Dopo aver rimosso i tweet, Megan Murphy aveva però twittato: «Questa è una fottuta cazzata @twitter. Non sono autorizzata a dire che gli uomini non sono affatto donne o a non fare più domande sulla nozione di transgenderismo?
Che una società con un fatturato di molti miliardi di dollari censuri ciò che è evidente e metta a tacere le persone che fanno domande su questo dogma è follia».
Quattro giorni dopo, il 19 novembre, Twitter aveva chiesto a Murphy di rimuovere anche questo tweet. Altri quattro giorni dopo, il 23 novembre, la scrittrice e blogger veniva bannata definitivamente.
Nel processo è stata fatta menzione, a motivo del blocco permanente, anche di un tweet dell’8 novembre, in cui Murphy identificava l’utente Twitter @trustednerd con il maschile “lui”. Il tweet conteneva una foto della donna transgender Jessica Yaniv.
Dalla sentenza del tribunale di San Francisco è dunque emerso che l’hate speech verso una persona trans non è opinione ma semplicemente reato e, nello specifico, atto transfobico.