1.600.000 persone (400.000 secondo la prefettura) hanno sfilato sabato per le principali arterie di Madrid in occasione della Marcha del Orgullo al grido di Storia, lotta e memoria e Ricordando il passato, costruendo il futuro.
Già, perché il Mado (Madrid Orgullo) 2019 si è svolto, come altrove, all’insegna della memoria e della riattualizzazione del messaggio dei moti di Stonewall, di cui il 28 giugno è ricorso il 50° anniversario. Motivo per cui a sfilare alla testa del corteo è stata la prima generazione di attivisti e attiviste, che ha dovuto fronteggiare le vessazioni del franchismo e lottare per rendere la Spagna (dove i rapporti tra persone dello stesso sesso furono depenalizzati nel 1978, tre anni dopo la morte del Caudillo) uno dei Paesi più avanzati al mondo in materia di tutela e promozione dei diritti Lgbti.
Las pancartas principales del #Orgullo2019 con activistas y organizaciones sociales, llegan a Cibeles desde donde, de frente a @MADRID reivindicamos a nuestros #MayoresSinArmarios, ¡Historia, lucha y memoria! ¡Por una #LeyEstatalLGTBI! Lo tenemos claro, no daremos #NiUnPasoAtrás pic.twitter.com/pZgSM3nIMK
— Federación Estatal LGTB (@FELGTB) 6 luglio 2019
«Ho 53 anni – ha dichiarato Manuel Carmona, che partecipa all’Orgullo madrileno da 30 anni – e ho sofferto. Ma a patire maggiormente sono state le persone 63enni e 73enni, le cui sofferenze voglio che vengano riconosciute e risarcite, per essere aiutate».
Ma il Pride di quest’anno è stato anche il più politico di sempre a poco più d’un mese dalle elezioni europee e dalle amministrative madrilene, che hanno visto, in entrambi i casi, un’avanzata di Vox. Il partito d’estrema destra, che, il 15 giugno, ha garantito coi 4 voti dei suoi consiglieri l’appoggio alla coalizione PP-Ciudanos per la nomina a sindaco del popolare José Luis Martínez-Almeida, aveva fortemente attaccato nei giorni scorsi il Mado, definendolo un’«imposizione ideologica», proponendo il ritiro delle pubbliche sovvenzioni e chiedendo che si svolgesse in un parco lontano dal centro.
«Non vogliono rendersi conto – ha ribattuto il ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska, gay dichiarato e presente sabato alla parata – che, quando parliamo di diritti Lgbt, stiamo parlando di diritti umani».
Diritti, in riferimento alle cui tutele normative il partito di Santiago Abascal è intenzionato a una totale revisione a dispetto di decenni di lotte da parte dell’associazionismo Lgbti spagnolo. Per questo motivo contro Vox è stato lanciato tanto il 3 luglio quanto nel corso della parata il chiaro messaggio: «Nessun passo indietro».
#Madrid grita #NiUnPasoAtrás!! #MadridOrgullo2019 pic.twitter.com/9yIGHayAw6
— MADO Madrid Orgullo (@MADOrgullo) 3 luglio 2019
Per lo stesso motivo tanto a PP quanto a Ciudadanos non è stato consentito di sfilare con un proprio carro. Anche perché è ancora polemica per l’entrata di Vox nella coalizione di maggioranza all’ayuntamiento di Madrid.
E proprio una delegazione di Ciudadanos è stata ampiamente contestata, mentre cercava d’inserirsi all’interno del corteo lungo il Paseo del Prado, al grido di «Fuori! Fuori, figli di puttana e ciudadavox».