Due anni fa un drammatico caso di cronaca scosse profondamente la collettività Lgbt napoletana: l’omicidio del giovane militante gay Vincenzo Ruggiero.
Il cadavere del 25enne, di cui si erano prese le tracce il 7 luglio del 2017, fu ritrovato squartato in un garage di Ponticelli alla periferia di Napoli.
Un omicidio premeditato e portato a termine da Ciro Guarente, anche grazie all’aiuto del complice Francesco De Turris, per motivi di gelosia e possesso nei riguardi di Heven Grimaldi, coinquilina di Vincenxo
Entrambi condannati, Guarente e De Turris stanno scontando la pena dell’ergastolo.
Sabato 6 luglio, alla vigilia del 2° anniversario dell’uccisione del giovane, alla presenza della madre Maria Esposito, il comitato provinciale Arcigay Antinoo di Napoli ha intitolato il proprio Gruppo Giovani a Vincenzo e ha affisso una targa fuori alla sede storica, frequentata dallo stesso Vincenzo, nel cuore del centro storico della città.
L’affissione della targa, disegnata da Luciano Correale, è avvenuta alla presenza di un nutrito gruppo di attivisti e amici di Vincenzo.
Sono stati attimi di intensa commozione, durante i quali la madre di Vincenzo ha tolto la bandiera rainbow che copriva la targa, svelandola a quanti erano giunti in sede per ricordarlo.
Daniela Lourdes Falanga, presidente di Arcigay Napoli, ha ricordato la solarità di Vincenzo Ruggiero col dire: «Vincenzo era un ragazzo che abbracciava tutti con il suo sorriso e noi vogliamo ricordarlo così, solare e delicato, mentre attraversa la vita, una vita a cui è stato strappato proprio mentre cercava di trovare la sua serenità e la sua indipendenza.
Vincenzo era un ragazzo libero che voleva un mondo libero. E noi vogliamo omaggiarlo così».
Adriano Dinacci, responsabile del Gruppo Giovani di Arcigay Napoli, ha dichiarato che Vincenzo sarà un’ispirazione per il lavoro e l’impegno di tutti i ragazzi di Arcigay Napoli.
Il ricordo di Vincenzo ha avuto poi un secondo momento serale, presso il discobar Alter Ego, in una serata organizzata dal gruppo La Mamada di Napoli, coordinato da Giovanni Caccavale, gruppo che Vincenzo frequentava abitualmente.
Qui, la madre di Vincenzo, rivolgendosi ai tanti ragazzi ha ricordato loro quanto sia importante parlare con i genitori: «Parlate con i vostri genitori, non abbiate paura di raccontavi: loro probabilmente già sanno tutto ma aspettano che siate voi a dirglielo. Trovate il momento giusto e non abbiate paura. I genitori vi capiranno e vi ameranno come siete».
Claudio Finelli, infine, delegato cultura di Arcigay Napoli, ha ricordato che la morte di Vincenzo deve essere un monito per tutta la comunità: «Noi persone Lgbt dobbiamo essere i primi a dire no all’odio, alla violenza e all’esclusione, perché ci portiamo addosso il peso della violenza che abbiamo subito nella storia. Dobbiamo dunque rifiutare con forza quella violenza che ci ha fatto soffrire e continua a farci soffrire».
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