«È stata una cerimonia davvero breve». Con queste parole Alessandra Locatelli, sorridente nel suo tailleur pantalone bleu e senza un filo di trucco, ha commentato ai cronisti, che l’attendevano all’uscita del Quirinale, il giuramento da ministra della Famiglia e della Disabilità davanti al presidentre della Repubblica, Sergio Mattarella.
Prima d’essere investita ufficialmente del ruolo di succeditrice di Lorenzo Fontana, la leghista 42enne si è dimessa dall’incarico di vicesindaca e assessora ai Servizi sociali del Comune di Como.
La neoministra si è detta anzitutto «orgogliosa e soddisfatta dell’incarico che mi è stato dato: spero di portare avanti il compito che eredito dal ministro Fontana nel migliore dei modi. Intendo occuparmi del pieno diritto delle persone, perché tutti devono avere inclusione nella vita quotidiana intera. Non bisogna lasciare indietro nessuno, come recita la nostra Costituzione. Per prima cosa incontrerò le persone, le associazioni e le strutture. Ma non solo quelle che si occupano di disabili».
In riferimento alla vicenda degli affidi illeciti di Bibbiano, di cui ha parlato come «fatti tragici che abbiamo visto», ha affermato: «Il ministro Fontana ha annunciato una commissione di inchiesta che intendo portare avanti e monitorare».
Sulla questione del Word Congress of Families Locatelli ha invece dichiarato: «Non ero a Verona. Ma condivido il pieno diritto della famiglia come sancito dalla nostra Costituzione e credo nella famiglia da tutelare per garantire la crescita del tasso di natalità. Bisogna supportare le famiglie anche economicamente, perché viviamo in un’epoca difficile per le famiglie in difficoltà, come quelle che hanno in carico persone anziane e disabili».
Da politica consumata e accorta la neoministra ha preferito non esprimersi alla domanda sulle unioni tra persone dello stesso sesso e le loro famiglie. «Ne parleremo andando avanti – ha tagliato corto –. Oggi sono emozionata».
Emozione, che la neoministra ha poi trasmesso su Facebook, in tarda serata, a follower e conoscenti con un post dai toni semplici e grati.
Non si può non rilevare come la parola più ricorrente nel breve incontro con la stampa su piazza del Quirinale sia stata indubbiamente ‘disabili’. Il che è comprensibile in relazione non solo alla seconda delega del suo dicastero ma anche, e soprattutto, alla sua personale esperienza. Alessandra Locatelli, infatti, è dal 1995 in prima linea sul fronte dell’impegno per persone disabili, anziane e con fragilità. Sono note, fra le altre, le sue esperienze presso l’associazione sportiva per disabili Osha di Como e il Piccolo Cottolengo don Orione di Tortona. Come anche quelle di volontariato all’estero presso le missioni dell’opera di don Guanella di Como in Nigeria e nella Repubblica democratica del Congo.
Prima d’essere nominata vicesindaca a Como, ha ricoperto, infine, il ruolo di responsabile di struttura presso una comunità-alloggio di Como per persone disabili con insufficienza mentale grave.
Un tale fattivo quanto encomiabile impegno si è parimenti sposato – non senza una stridente contraddizione – con un’inflessibilità, che è quella salviniana (aspetto, in ogni caso, spiegabile in una leghista della prima ora, fedelissima alle direttive del segretario di turno), sulla questione delle persone migranti e del rapporto con l’Islam.
Gettano invece un’ombra di spietato rigorismo sulla sua persona le ordinanze contro clochard e venditori di fiori, in giornate celebrative come quella dell’8 marzo, quando era vicesindaca di Como. Ma questa è tutta un’altra storia. O forse no.