«Ma l’omosessualità è considerata ancora una patologia?».
A chiederlo in un’interrogazione urgente alla ministra della Salute Giulia Grillo il deputato del Pd, nonché ex sottosegretario allo Sviluppo economico, Ivan Scalfarotto in riferimento al discusso caso verificatosi presso il pronto soccorso del presidio ospedaliero SS. Biagio e Antonio e Cesare Arrigo in Alessandria.
Come riportato da La Stampa e poi ripreso da altri quotidiani nazionali, un uomo, presentatosi al nosocomio piemontese per forti emicranie e poi sottoposto ad accertamenti presso il locale reparto di malattie infettive, era stato dimesso col seguente referto: «Fuma circa 15 sigarette al dì, beve saltuariamente alcolici. Nega allergie. Omosessuale, compagno stabile».
Il caso è stato così presentato dal deputato nell’interrogazione: «Il paziente si era recato in ospedale poiché accusava un forte mal di testa e, successivamente alle prime cure, era stato poi ricoverato nel reparto malattie infettive.
Durante il ricovero in tale reparto, il paziente rileva svariati comportamenti inconsueti da parte del medico a lui assegnato. In particolare, il medico dopo aver allontanato il compagno del paziente, chiede conferma al paziente stesso se l’uomo era realmente il suo compagno, rilevando così un comportamento discriminatorio rispetto alla coppia. Inoltre il paziente è stato sottoposto al test Hiv solamente in quanto persona omosessuale, ritenendo quindi l’orientamento sessuale quale stigma rispetto a tale virus».
Un comportamento «tutto da chiarire» per Scalfarotto, che ha chiesto alla ministra una personale valutazione, domandandole se ritenga o meno un tale referto «una lesione della privacy del paziente e non sia discriminatorio in quanto l’orientamento sessuale viene inserito come fattore predittivo, e quindi discriminante, di possibili patologie posto che dal 1990 l’omosessualità non viene più considerata come una patologia».
Un’ultima domanda alla responsabile del dicastero di Lungotevere Ripa su «quali azioni intenda intraprendere al fine di evitare futuri comportamenti ritenuti discriminatori da parte del personale medico e infermieristico sulla base dell’orientamento sessuale e identità di genere».