Mentre non si placano le polemiche per le proposte di censimento delle famiglie arcobaleno, avanzate in Emilia-Romagna da consiglieri comunali, provinciali e regionali di Fratelli d’Italia, la legge regionale contro le discriminazioni verso le persone Lgbti arriverà domani in Aula per l’approvazione.
Alla vigilia del voto di una norma quanto mai tormentata, anche per le spaccature che all’interno del Pd emiliano-romagnolo ha suscitato il cosiddetto emendamento anti-gpa (solo in parte revisionato), il coordinamento del B-Side Pride e tutte le associazioni bolognesi della rete Lgbtqi+ – con la sola eccezione del Cassero Lgbti Center – hanno diffuso un comunicato. Comunicato, che, fra l’altro, è un chiaro j’accuse proprio al Pd oltre ovviamente alle opposizioni di centro-destra.
Eccone il testo:
La legge contro l’omotransnegatività, dopo il passaggio in Commissione Parità e dopo gli emendamenti approvati, mercoledì 24 luglio passerà al voto dell’Assemblea regionale dell’Emilia Romagna. Una legge che si manifestava già inizialmente come incompleta, dopo aver subito diversi interventi si rivela insufficiente per la nostra comunità.
Le modifiche apportate, ad iniziare dal titolo da cui viene estromesso ogni riferimento all’omotransnegatività per divenire “Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere” sono molte.
In primis rimuovendo il termine omotransnegatività dal titolo la Regione viene meno al riconoscimento di quella pericolosa matrice di odio e di violenza atta a negativizzare la vita delle persone Lgbtqi+, pericolo e fonte di discriminazioni quotidiane per le nostre vite.
Con l’emendamento che ha previsto la sostituzione del termine “garantisce” a “riconosce” nell’art. 1 comma 2 del testo di legge e cita: “La Regione riconosce il diritto all’autodeterminazione di ogni persona in ordine al proprio orientamento sessuale e alla propria identità di genere.” La Regione viene meno ad un impegno attivo nel rimuovere ostacoli che impediscano nella quotidianità di tutte le soggettività coinvolte l’effettivo esercizio della libertà e dell’autodeterminazione, che per noi significa accesso senza discriminazioni alle prestazioni sanitarie, welfare, lavoro, al diritto allo studio e alla casa.
Con l’emendamento approvato, in particolare viene sottratta al singolo una base giuridica che gli attribuisca un diritto, in favore di un mero riconoscimento teorico, e questo aspetto è particolarmente importante per le persone trans. In questo contesto regionale, infatti, rimangono ancora marginalizzati i corpi trans e gli attacchi di stampo transfobico e squadrista sono all’ordine del giorno, come abbiamo avuto modo di osservare anche questa settimana con l’ennesima aggressione avvenuta ai danni di una ragazza trans. Questa legge pur citando la transnegatività non propone strumenti di tutela regionali oltre la semplice delega a soggetti privati in sussidiarietà orizzontale.
Inoltre, gli interventi formativi previsti dall’articolo 3 su educazione e sport non si rivolgono direttamente a studenti e studentesse, i primi bersagli dell’omolesbobitransnegatività nelle scuole, come invece richiesto più volte dalle associazioni.
Infine, nel testo licenziato dalla Commissione, è rimasto l’emendamento finalizzato a impedire l’erogazione di finanziamenti pubblici alle associazioni che “nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità”, come legiferato dalla legge 40 del 2004 introducendo di fatto un condizionamento per l’ottenimento di finanziamenti basato sulla limitazione della libertà di espressione e di critica dei gruppi e delle associazioni lgbtq+. Non sono state accolte le nostre richieste di eliminare ogni riferimento alla pratica della gpa, in nessun modo oggetto o correlato alla legge in discussione, l’uso strumentale di questo tema lede ancora una volta le famiglie Lgbtqi+ e risulta un compromesso inaccettabile in una legge come questa.
Non è stata accolta la richiesta di inserire un riferimento all’applicazione della legge 194/78, quotidianamente sotto attacco da associazioni e gruppi integralisti che ostacolano l’autodeterminazione delle donne. Nessun finanziamento regionale, quindi, a chi “realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità” ma fondi garantiti a chi ostacola o umilia le donne nell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza.
L’intera operazione politica, anche in quanto frutto di mediazioni interne al Pd in vista delle elezioni regionali, ci consegna certo una legge contro le discriminazioni di genere e orientamento sessuale, ma non all’altezza delle nostre vite, depotenziata nel suo valore antidiscriminatorio da alcuni emendamenti approvati.
Operazioni politiche erronee in una legge che rappresenterebbe solo un piccolo passo per intercettare le necessità di chi vive e opera nei territori della regione in cui è sempre più difficile combattere il dilagare della cultura omolesbobitransfobica. Vogliamo invece promuovere l’autonomia delle persone Lgbtiq+ e percorsi di trasformazione sociale dal basso per renderci veramente libere dalla omolesbobitransfobia e dalla sierofobia e dal ricatto istituzionale come nel caso delle istanze che riguardano la genitorialità Lbtiq+.
Di certo non possiamo accettare che l’inchiesta “Angeli e Demoni”, ancora in corso, venga strumentalizzata per discriminare le persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, queer e intersessuali, con proposte di schedatura di single e coppie affidatarie da parte di esponenti di Fratelli d’Italia. Un’inchiesta violentemente strumentalizzata dalle destre per colpire esponenti della comunità lgbtqi+ con minacce ed intimidazioni: tra gli ultimi, gli attacchi al presidente del Cassero, Vincenzo Branà. A tutte e tutti va tutta la nostra solidarietà e rilanceremo le nostre lotte per contrastare qualsiasi forma di aggressione che ciascuna di noi subisca. Non permetteremo che un episodio di cronaca che riguarda il benessere di bambine e bambine metta in discussione le vite delle persone Lgbtqi+.
Siamo infine rimaste inorridite dalle parole violente e discriminanti usate dai consiglieri Galli e Tagliaferri durante la discussione in Commissione Parità e non possiamo accettare che passino sotto silenzio. Ci tuteleremo in tutte le sedi con gli strumenti, anche legali, a nostra disposizione. Ma se le retoriche delle destre oltranziste, ormai capillari e diffuse, purtroppo non ci stupiscono, ci stupisce che le forze progressiste possano aspettarsi che le persone Lgbtqi+ si accontentino di una legge già poco incisiva in partenza.
Ci aspettiamo che con lungimiranza politica venga emendato il testo nel senso che abbiamo indicato. Alla luce delle vicende che hanno accompagnato l’iter di questa legge, noi soggettività Lgbtqi+ siamo convinte di dover continuare a rafforzare l’autonomia delle nostre lotte e per essere sempre più protagoniste nel discorso pubblico e politico.
Realtà aderenti: B-Side Pride, MIT – Movimento Identità Trans, Plus – Persone LGBT sieropositive Onlus, Laboratorio Smaschieramenti, Elastico fa/art, Collettiva Elettronika, La Mala Educación, Laboratorio L’isola, Il Barattolo, Ryno.
Inoltre aderiscono: Lesbiche Bologna, Agedo Nazionale, Grande Colibrì, Indiepride, Komos, Gruppo Trans, Unilgbtq, Boga sport, Arcigay Ravenna, Famiglie Arcobaleno, Uaar.
Le stesse associazioni firmatarie hanno indetto, per domani mattina, un presidio contro l’omotransnegatività davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna in viale Aldo Moro, per ribadire che «la lotta all’omotransfobia non si riduce con l’approvazione di questa legge regionale che non garantirà la nostra autodeterminazione».