A Varsavia diverse associazioni hanno oggi invocato un tavolo con tutti i partiti e i movimenti politici per affrontare il tema dei diritti delle persone Lgbti a una settimana dagli episodi di violenza durante il Pride di Białystok.
Come noto, un gruppo di ultranazionalisti di destra (di cui la polizia ne ha poi fermati 77) aveva lanciato durante lo svolgimento della Marcia per l’uguaglianza dei diritti (come viene chiamata in Polonia) pietre, uova marce, immondizia, bottiglie d’urina, arrivando a insultare e picchiare brutalmente alcune persone partecipanti.
La manifestazione di Varsavia si è svolta ai piedi del Palazzo della Cultura e della Scienza (anche noto come Palazzo di Stalin) tra lo sventolio di bandiere arcobaleno e Ue. A coordinarla Hubert Sobecki, presidente di Miłość Nie Wyklucza.
A essere sotto accusa il partito al potere, Prawo i Sprawiedliwość (PiS), e la gerarchia cattolica, ritenuti responsabili (a partire dall’europarlamentare Robert Biedrón, che era alla manifestazione di Varsavia) di fomentare l’odio verso le persone Lgbti in nome della lotta contro “l’ideologia gender”.
Ma i leader dei movimenti antifascisti e anti-omofobia hanno oggi puntato anche il dito contro il partito di opposizione Platforma Obywatelska (PO), che ha guidato la Polonia per molti anni, con l’accusa di indifferenza.
Una simile manifestazione si è svolta in altre 20 città della Polonia, dove è rimbalzato lo stesso grido: «Lo spettro del fascismo circola in Polonia e noi non possiamo accettare la violenza contro le marce delle persone Lgbti come quella dell’altra settimana a Białystok».
Proprio nella città della Polonia orientale, teatro degli attacchi della scorsa settimana, si terrà domani un raduno nazionale di protesta.