Classe 1987 con due lauree alle spalle presso l’Università di Stoccolma e l’Istituto di Studi politici d’Aix-en-Provence (Science Po), il giurista Joël Deumier è tra i più noti militanti Lgbti d’Oltralpe. Co-presidente nazionale di Sos Homophobie (la prima associazione francese per numero di socie e soci ripartiti in ben 21 delegazioni territoriale), Deumier ha ceduto il testimone, il 3 luglio scorso, a Jeremy Faledam dopo due anni e mezzo di una guida decisa e carismatica.
L’abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua abitazione parigina, per fare il punto sui crescenti casi di aggressioni a persone Lgbti in Francia.
Joel, da tempo i media nazionali e internazionali parlano di un’escalation di violenze omotransfobiche in Francia. Quali sono le cause?
Una tale escalation di violenza è spiegata dall’ancoraggio e dalla persistenza dell’omofobia nella società francese. Ma si deve anche tenere in conto che le vittime denunciano sempre di più rispetto al passato: infrangono la legge del silenzio, si vergognano sempre meno di parlare. Il dibattito sull’estensione dell’accesso alla procreazione medicalmente assistita (Ldc) per le coppie lesbiche sta segnando un aumento dell’omofobia nell’opinione pubblica. Infine, c’è l’importante dato dell’odio via internet, spazio scarsamente moderato e regolato: esso ha conseguenze e alimenta la violenza omotransfobica.
Anche quest’anno Sos Homophobie ha pubblicato, il 17 maggio, un rapporto specifico sulle violenze motivate da orientamento sessuale e identità di genere. Può riassumerne il contenuto?
L’ultimo rapporto ha evidenziato, nell’ultimo anno, un aumento del 15% degli atti Lgbt-fobobici segnalati a Sos Homophbobie (rifiuto, insulti, aggressioni, discriminazione) e del 66% delle violenze fisiche. È una scoperta allarmante che dimostra come il 2018 sia stato un anno difficile e violento per le persone Lgbt.
Le persone trans sono solitamente vittime di odio particolare. È stato così anche in Francia durante l’ultimo anno?
Sicuramente! Gli atti di transfobia, segnalati alla nostra associazione, sono raddoppiati. Ciò è davvero preoccupante. La legge sulla rettifica dei dati anagrafici delle persone trans deve essere migliorata e tale rettifica (o cambiamento di stato civile) deve essere de-giuridicizzato in conformità al principio di autodeterminazione.
In Italia, si lamenta da più parti la mancanza di una legge specifica contro l’omotransfobia. In Francia c’è da tempo una legislazione penale specifica, eppure, come detto, i casi di violenza contro le persone Lgbti non accennano a diminuire. Come lo spiega?
In Francia esiste dal 2003 una legge specifica contro l’omotransfobia. Essa consente di maggiorare le pene da irrogare, dal momento che l’odio motivato da orientamento sessuale e identità di genere è ritenuto un’aggravante. Resta però la difficoltà di dimostrare la natura omotranfobica d’un atto. È necessario applicare meglio la legge. Se la sanzione è necessaria, nulla può sostituire la prevenzione e la sensibilizzazione, in particolare coi giovani a scuola.
Quest’anno ricorre il 50° anniversario dei moti di Stonewall. Come lo state vivendo in Francia?
Con la partecipazione alle marce dell’orgoglio in molte città della Francia, prima commemorazione di Stonewall, che è e resta un momento importante ed essenziale per la storia delle nostre battaglie. Non dobbiamo dimenticare le lotte di chi si è impegnato, in passato, per i diritti e le libertà delle persone Lgbt: è grazie a loro che oggi viviamo meglio e con orgoglio di noi stessi. Ma molte le battaglie che restano ancora da combattere.