Rabbia e amarezza tra gli attivisti e le attiviste Lgbti, a partire da Danijel Kalezić, presidente di Queer Montenegro, per quanto successo il 31 luglio a Podgarica nel Parlamento unicamerale. Il testo governativo sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso ha incassato il solo voto di 38 degli 81 deputati dell’Assemblea nazionale (46%).
Votato dai parlamentari di Demokratska partija socijalista Crne Gore (Dps) -al cui schieramento appartiene il primo ministro Milo Đukanović -, di Socijaldemokrate Crne Gore (Sd) e di Liberalna partija Crne Gore (Lp) esso non è stato sostenuto dai rappresentanti delle minoranze etniche, che sono nella coalizione di governo. A votare pertanto no, a differenza dei deputati dell’opposizione che si sono astenuti, Bošnjačka stranka, Albanci odlučno e Hrvatska građanska inicijativa.
Il disegno di legge, che, come annunciato, sarà riproposto in ottobre, prevede l’estensione dei diritti delle coppie eterosessuali sposate a quelle dello stesso, esclusa l’adozione dei figli. Il governo contava su una tale eccezione per ottenere un più ampio sostegno dalla legge da parte della società civile montenegrina, che resta fortemente conservatrice in materia.
Anche se, sulla base di un recente sondaggio del Centar za građansko obrazovanje | Demokratija se uči (Cgo), il 47% della popolazione ritiene che i diritti delle persone Lgbti non siano rispettati, il 45% è contrario alle pubbliche dimostrazioni di affetto tra persone dello stesso sesso.
Il tutto a poco più di un mese dalla 7° edizione del Crna Gora Ponosno – Montenegro Pride, che si terrà a Podgorica il 21 settembre. La prima parata, nel 2013, fu caratterizzata da violenti scontri tra polizia e contromanifestanti.
Come noto, la Repubblica di Montenegro ha presentato 11 anni fa la domanda d’adesione alla Ue ma i relativi negoziati, aperti dal Consiglio d’Europa il 29 giugno 2012, sono ancora in corso.