Stanno facendo il giro del web le foto del 15enne polacco, Jakub Baryła, nell’atto di fermare con un crocifisso il Pride di Płock (10 agosto) ed essere poi sollevato di peso da agenti della polizia, che, dietro stessa ammissione, dell’adolescente «si sono comportati in maniera impeccabile».
Jakub, che sull’account Twitter, creato all’indomani della marcia dell’uguaglianza (come è chiamato in Polonia ogni singolo Pride) di Płock, si definisce «cattolico, tradizionalista, conservatore e patriota», ha dichiarato a wPoltyce.pl di essersi ispirato a don Ignacy Skorupkah, cappellano dell’esercito polacco morto il 14 agosto 1920 durante la battaglia di Varsavia, e di aver chiesto il «crocifisso a un prete di una parrocchia di Płock.
Volevo che il mio gesto fosse visibile a quante più persone possibile. Volevo che facesse riflettere e discutere. Così ho camminato con una croce in mano davanti al cordone di polizia che proteggeva il Pride. Successivamente mi sono seduto sul marciapiede e ho pregato in latino la Salve Regina».
Ha quindi aggiunto: «I poliziotti sono arrivati da me e mi hanno chiesto di alzarmi. Ho detto che non potevo farlo, perché gli attivisti del Pride stavano distruggendo la mia fede cattolica e profanando la bandiera polacca, ponendovi sopra un arcobaleno».
In un tweet ha poi spiegato: «La nostra Santa Fede ci comanda di contrastare le azioni malvagie. Ho anche provato a farlo. È sbagliato dire che stavo andando contro le persone. Stavo andando contro le cattive manifestazioni che promuovono l’omosessualità».
Ojcze Kramer: Pan Jezus z Krzyżem stanął na przeciw złu i grzechom. Nasza Wiara Święta nakazuje nam przeciwdziałać złym czynom. Ja także usiłowałem to zrobić. Mówienie, że szedłem przeciw ludziom jest krzywdzące, szedłem przeciw złym czynom, którymi jest promocja homoseksualizmu. pic.twitter.com/FE8vrigD2J
— Jakub Baryła (@JakubBary) August 11, 2019
Il gesto di Jakub, per quanto spontaneo come lo stesso adolescente ha tenuto a ribadire, è da leggersi nell’ottica del generale clima di reazione contro i diritti delle persone Lgbti e i Pride. Clima che, nelle ultime settimane, si è surriscaldato grazie a dichiarazioni e iniziative da parte tanto del partito al potere PiS quanto dell’episcopato cattolico.
L’ultimo a intervenire, in ordine di tempo, proprio il vescovo ausiliare di Płock, Mirosław Milewski, che, il 4 agosto, in un’omelia a Radzymin, aveva tuonato contro «l’ideologia Lgbti» in quanto «dannosa» e «malata», definendo i Pride «marce immorali» e i loro partecipanti «persone senza Dio».
La crescente concitazione nei toni, d’altra parte, è alla base dell’imponente cordone di polizia al Pride del 10 agosto, resosi necessario per impedire che contromanifestanti ultranazionalisti facessero irruzione durante la parata, provocando come a Białystok aggressioni e violenze di ogni genere.
Immancabile la strumentalizzazione da parte di esponenti di gruppi conservatori e partiti di destra. In Italia, il senatore Simone Pillon, contrapponendo Jakub a Greta Thunberg (secondo un cliché oramai consolidato nelle galassie neofascista e cattoleghista) e tirando in ballo l’immancabile argomento dell’utero in affitto (che nulla ha a che vedere con le prioritarie rivendicazioni del movimento Lgbti polacco), ha scritto: «Abbiamo bisogno di giovani coraggiosi come Jakub».