Il primo ministro macedone Zoran Zaev si è scusato per l’insulto omofobo pronunciato mentre parlava ieri alla stampa in difesa del Governo.
Riferendosi a Bojan Jovanovski, cantante dichiaratamente gay e noto personaggio televisivo col nome di Boki 13, che è al centro di un enorme scandalo per corruzione, il leader di Unione Socialdemocratica della Macedonia ha affermato che non avrebbe permesso «a pochi criminali, a un giornalista vanitoso e, qui chiedo alla comunità Lgbt di perdonarmi, a un finocchio di rovesciare il governo».
Zaev si è quindi scusato via Twitter scrivendo: «Ho usato la parola in riferimento a un tratto caratteriale e non all’orientamento sessuale». Frase, che secondo la giornalista locale Meri Jordanovska, sarebbe ancora più offensiva della dichiarazione rilasciata alla stampa.
In ogni caso è ben nota l’apertura del premier in tema di diritti civili (ha, fra l’altro, fortemente sostenuto il primo Pride di Skopje, che ha avuto luogo il 29 giugno scorso), senza contare che il tweet in questione si conclude con l’ennesima richiesta di scuse alle «persone della comunità Lgbt: combatterò per i loro diritti come fatto fino ad ora».
ЛГБТИ заедницата ја има мојата голема почит. Затоа, пред да го употребам зборот „педер“ упатив извинување. Тој збор го употребив за да дадам карактерна особина, а не да означам сексуална припадност. Извинување за ЛГБТИ луѓето. Ќе се борам за нивните права, како и до сега.
— Зоран Заев (@Zoran_Zaev) August 13, 2019
Zaev è tornato a Skopje dalle vacanze per gestire lo scandalo, che sta assumendo proporzioni sempre più grosse e sta mettendo a rischio il governo dopo che Jovanoski ha dichiarato ai magistrati di essere in ottimi rapporti con lo stesso primo ministro.
In luglio il cantante 33enne e il suo compagno sono stati arrestati con l’accusa di aver ricattato il noto uomo d’affari, Jordan (Orce) Kamcev, rinviato a giudizio per riciclaggio di denaro. La coppia gli avrebbe chiesto una tangente (8 milioni di euro) per ottenere l’assoluzione sulla base dei loro legami con la procuratrice speciale anti-corruzione Katica Janeva.
A far deflagrare il caso è stato il quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, che ha recentemente pubblicato video e registrazioni audio sulle presunte negoziazioni per il pagamento della “bustarella”, incluse le dichiarazioni di Janeva. Dimessasi in luglio dall’incarico, l’ex procuratrice speciale ha però affermato che le parole intercettate non hanno nulla a che fare con il caso.
Lo scandalo ha inferto un grave colpo all’Ufficio anticorruzione, istituito durante la crisi politica del 2015 per affrontare specifici casi. Minaccia, adesso, di rovinare il successo del governo, che ha negoziato con la Grecia il cambio di nome del Paese da Macedonia a Macedonia del Nord (divenuto effettivo il 12 febbraio) e che spera di avviare presto i negoziati di adesione all’Unione europea.