A Radomsko, città polacca del voidovato di Łódź con poco più di 50.000 abitanti, si è tenuto, il 17 agosto, il 1° Pride con la partecipazione di circa 300 persone.
Tante le bandiere arcobaleno e gli striscioni con le scritte Amore, uguaglianza, accettazione; Eravamo, siamo, saremo; Radomsko, città aperta; Ama il prossimo tuo come te stesso.
Come già successo a Płock il 10 agosto a seguito degli episodi di violenza verificatisi a Białystok, la marcia dell’uguaglianza (marsz równości) si è svolta sotto il controllo della polizia.
Gli agenti sono dovuti intervenire svariate volte contro una trentina di nazionalisti, che recavano striscioni con le scritte Un uomo e una donna: una famiglia normale e Sempre fedele alla fede dei padri, mai remissivo coi pervertiti. I contestatori hanno spiegato come il loro obiettivo sia «combattere l’ideologia Lgbt, che vuole distruggere il Paese e i valori tradizionali polacchi»..
Hanno cercato più volte di forzare il cordone di sicurezza. Ma, non riuscendoci, hanno iniziato a lanciare uova contro gli agenti e a gridare: «Pervertiti e polizia: l’eterna coalizione».
Non sono mancati insulti al sindaco per aver autorizzato il Pride, dopo che cattolici conservatori e nazionalisti avevano coperto, nei giorni scorsi, i cartelli promozionali della marcia dell’uguaglianza con manifesti omofobi: su alcuni immagini di Pride con le scritte Uomini vestiti come cani verranno in città e Deviati spogliati.
A differenza di quanto accaduto a Płock e a Białystok non si sono però registrati attacchi verbali da parte dell’arcivescovo di Częstochowa (sotto la cui giurisdizione ricadono le parrocchie di Radomsko), mons. Wacław Tomasz Depo.
Anzi, i nazionalisti, che avevano antecedentemente dichiarato di aver organizzato il picchetto di protesta per impulso della Chiesa locale, sono stati pubblicamente smentiti da don Józef Witold Błasiński, parroco di Santa Maria Regina della Polonia a Radomsko, sul cui sagrato era stata fissata, a mezzogiorno del 17 agosto, l’adunanza previa.
In un comunicato Błasiński ha detto che l’iniziativa non era stata affatto concordata con la parrocchia e di esserne all’oscuro non senza l’osservazione finale: «Sebbene siamo una parrocchia cattolica contro l’ideologia Lgbt e l’idelogia del gender, non vogliamo assumerci la responsabilità del comportamento non cristiano di alcuni partecipanti all’adunata».